giovedì 11 novembre 2010

Il DNA E L'AMBIENTE SONO MINACCIATI DALLE NANOTECNOLOGIE


Il DNA e l'ambiente sono minacciati dalle nanotecnologie



10 novembre 2010

A CURA DEL PROJECT CENSORED

Noi tutti pensiamo che gli articoli personali di uso quotidiano siano
inoffensivi: cosmetici, lozioni abbronzanti, calze e abbigliamento sportivo,
ma questi prodotti potrebbero contenere particelle nanotech (novità
sviluppata dalla cosiddetta nanotecnologia). Le minuscole particelle
generate dalla nanotecnologia hanno dimostrato la loro capacità di far
ammalare e uccidere i lavoratori di fabbriche che utilizzano questo tipo di
tecnologia. I rischi conosciuti per la salute umana includono danni gravi e
permanenti al polmone, mentre gli studi sulle cellule rivelano danni
genetici al DNA. Estremamente tossiche per la fauna acquatica, le
nanoparticelle comportano chiari rischi per molte specie e minacciano
l’intera catena alimentare.

Le nanoparticelle sono state presentate dall’industria come il meraviglioso
ingrediente di nuovi prodotti per l’igiene personale, il confezionamento
degli alimenti, le vernici, le procedure mediche, gli articoli farmaceutici,
gli pneumatici e i pezzi di automobile, tra il numero sempre crescente di
altri prodotti di consumo. Le compagnie cosmetiche aggiungono nanoparticelle
di diossido di titano alle creme solari per renderle trasparenti sulla
pelle. I produttori di abbigliamento sportivo hanno inventato vestiti
inodori che contengono nanoparticelle d’argento, due volte più tossiche per
i batteri rispetto alla candeggina. Le compagnie industriali
automobilistiche hanno aggiunto nanofibre di carbonio per rinforzare
pneumatici e pannelli di carrozzeria.

Secondo il Progetto USA sulle Nanotecnologie Emergenti (PEN), gli articoli
per la salute e il fitness continuano a dominare l’offerta della produzione
nanotecnologica, raggiungendo il 60% dei prodotti conosciuti. Il nanoargento
è il nanomateriale più utilizzato, grazie alle sue proprietà antimicrobiche,
nella fabbricazione di gran parte di prodotti, infatti, ben 259 di essi lo
contengono (il 26% di 1.000 articoli studiati). L’inventario aggiornato del
PEN presenta i prodotti di 24 paesi, incluso Stati Uniti, Cina, Canada e
Germania.

Finora i nanomateriali sono stati così poco compresi che gli scienziati non
sono in grado di predire come si comporteranno e di testare la loro
sicurezza. Più di 1.000 articoli di consumo manifatturati con
nanoparticelle, che possono essere fino a 100 volte più piccole di un virus,
sono già sul mercato, nonostante la quasi totale assenza di dati certi sui
pericoli che comportano per la salute umana e l’ambiente. E mentre queste
particelle atomiche possono essere un beneficio in alcune applicazioni
mediche, scienziati e ambientalisti richiedono maggiori studi. Fino ad oggi
sono pochi gli effetti nocivi riscontrati di questa nuova tecnologia
virtualmente non regolamentare. Ma questa mancanza potrebbe essere dovuta
proprio agli scarsi studi che sono stati condotti nella fretta di trovare un
sempre maggior numero di applicazioni nanotech redditizie.

La nanotecnologia, la scienza dell’infinitamente piccolo, è un’importante
industria emergente, con un mercato annuale proiettato intorno a un trilione
di dollari statunitensi entro il 2015. Essa implica la manipolazione o la
produzione di nuovi materiali a partire da piccole porzioni di materia
leggermente più grandi di atomi e molecole; argento e carbonio costituiscono
i materiali base più importanti.

I nanomateriali sono più piccoli del diametro di un capello umano e possono
essere osservati solo attraverso potenti microscopi. Un nanometro è la
miliardesima parte di un metro, un capello umano misura circa 80.000
nanometri. Un atomo è pressappoco la terza parte di un nanometro e le
nanoparticelle sono gruppi di atomi di solito più piccoli di cento
nanometri. Le minuscole particelle di materiali presentano spesso proprietà
uniche e diverse da quelle degli stessi materiali in scala più grande. Le
nanoparticelle devono il loro successo alle straordinarie, e a volte davvero
insolite, proprietà che possiedono. Ad esempio, le racchette da tennis fatte
con nanotubi di carbonio sono incredibilmente forti, mentre i pezzi più
grandi di grafite si rompono facilmente. L’industria medica sta investendo
enormemente sulle nanoparticelle per creare farmaci di precisione in grado
di mirare a specifici tessuti, come le cellule cancerose. Mentre alcuni di
questi nuovi materiali possono avere applicazioni benefiche nelle procedure
mediche, medicazioni di ferite e prodotti farmaceutici, cresce la
preoccupazione sui possibili effetti tossici. Le nanoparticelle sono state
collegate soprattutto alle malattie polmonari e ai danni genetici.

Nel corso di un nuovo studio britannico, gli investigatori hanno riscontrato
un processo mai visto prima, soprannominato “toxic gossip”, in cui le
nanoparticelle di metallo danneggiano il DNA, perfino attraverso le barriere
di tessuto epidermico intatte. I ricercatori hanno definito la scoperta come
un’”enorme sorpresa”, poiché le nanoparticelle, sembra, abbiano
indirettamente creato dei danni.

Adesso, per la prima volta, uno studio scientifico ha stabilito una
relazione chiara e causale tra il contatto umano con le nanoparticelle e
gravi problemi di salute. Secondo un articolo pubblicato sull’ European
Respiratory Journal da un gruppo di ricercatori cinesi diretti da Yuguo
Song, del Dipartimento di Medicina del Lavoro e Tossicologia Clinica del
Chaoyang Hospital di Beijing, sette giovani operaie si sono gravemente
ammalate dopo aver lavorato in una fabbrica di vernici che utilizzava la
nanotecnologia. Le operaie hanno sofferto danni gravi e permanenti ai
polmoni, oltre ad eruzioni cutanee su viso e braccia. Due di loro sono
morte, mentre le altre cinque non sono ancora guarite, nonostante siano
passati diversi anni.

Circa cinquecento studi hanno dimostrato la tossicità della nanotecnologia
per gli animali, le cellule umane e l’ambiente. Sebbene l’articolo di Song
provi per la prima volta l’evidenza della tossicità negli esseri umani,
secondo la ricercatrice Silvia Ribeiro questo risultato potrebbe essere solo
la punta dell’iceberg di un’industria estremamente rischiosa.

Gli agglomerati di nanoparticelle dello stesso materiale, invece, si
comportano diversamente, in modo più potente, più tossico, ed hanno
proprietà radicalmente differenti. Ciò che le rende così utili rende anche
la loro sicurezza così incerta. È necessaria una ricerca immediata e
approfondita sulla tossicità delle nanoparticelle. Gli effetti sulla salute
umana e sull’ambiente derivano dalle nanoparticelle che si riversano nei
condotti idrici attraverso il trattamento delle acque reflue, colpendo gli
organismi che vivono nell’acqua e le persone che bevono e cucinano con
quell’acqua.

Le nanoparticelle che destano maggiore preoccupazione sono tre: quelle
d’argento, le nanofibre di carbonio, e le cosiddette “buckyballs”, ovvero
microscopiche strutture di carbonio a forma di pallone da calcio.

Il nanoargento è noto per la sua alta tossicità verso la vita acquatica.
Mentre per gli esseri umani l’argento risulta più sicuro di altri metalli
tossici come il piombo e il cromo, per gli organismi acquatici purtroppo non
è così. L’argento è più tossico per molti organismi di acqua dolce e salata,
risalendo dal fitoplancton (alla base della catena alimentare) fino agli
invertebrati marini, come ostriche e lumache, e ad altri tipi di pesce,
soprattutto nella loro fase di crescita. Molte specie di pesci e crostacei,
così come i pesci di cui si nutrono, sono vulnerabili. La prolungata
esposizione all’argento colpisce e spezza la salute dell’ecosistema. Il
nanoargento è significativamente più tossico dei pezzi d’argento perché le
particelle microscopiche in una vasta area aumentano la loro capacità di
interagire con l’ambiente. È stata comprovata la capacità del nanoargento di
rompersi, scomporsi e infiltrarsi nell’acqua quando, per esempio, gli
indumenti sportivi contenenti nanoparticelle d’argento per il controllo
degli odori, vengono centrifugati nelle lavatrici. Secondo uno studio sulle
nanoparticelle d’argento utilizzate come antimicrobici nei tessuti, su sette
campioni testati, quattro di questi hanno perso dal 20 al 35% dell’ argento
al loro primo lavaggio e, una marca, ha perso la metà del suo contenuto
d’argento già dopo i primi due lavaggi, andando a finire direttamente
nell’ambiente. Molti corsi d’acqua si stanno riprendendo dagli alti livelli
d’argento introdotti dall’industria fotografica durante il ventesimo secolo.
I nuovi prodotti contenenti nanoparticelle d’argento possono risultare
altamente tossici per i livelli d’argento che verrebbero così reintrodotti
nei fiumi e nei laghi attraverso gli impianti per il trattamento delle
acque.

Le nanofibre di carbonio aggiunte agli pneumatici e intessute
nell’abbigliamento per produrre diversi colori senza utilizzare tinte, sono
tendenzialmente usate anche in prodotti attraverso i quali potrebbero essere
inalate provocando danni ai polmoni. In uno studio pubblicato sul Journal of
Molecular Cell Biology, i ricercatori cinesi hanno scoperto che una classe
di nanoparticelle ampiamente sviluppata in medicina, dendrimeri
poliamidoaminici (PAMAM), causano danni ai polmoni innescando un tipo di
cellule programmate, conosciute come cellule mortali autofagiche. Inoltre,
le “buckyballs” a base di carbonio hanno dimostrato di essere assorbite
dagli organismi semplici, sollevando la preoccupazione che le sostanze
tossiche contaminino la catena alimentare danneggiandola alla base.

Oggi, secondo il PEN, più di un migliaio di prodotti basati sulla
nanotecnologia, sono stati resi disponibili ai consumatori di tutto il
mondo. Il più recente aggiornamento dell’inventario, risalente a tre anni e
mezzo fa, riflette il crescente utilizzo delle minuscole particelle in ogni
cosa, dai prodotti convenzionali come gli utensili da cucina antiaderenti,
accendigas, racchette da tennis più resistenti, fino a dispositivi
sofisticati come sensori indossabili che monitorizzano la postura.

“L’uso di nanotecnologia nei prodotti per i consumatori continua a crescere
rapidamente”, afferma il direttore del PEN David Rejeski. Quando abbiamo
fatto partire l’inventario nel marzo 2006, c’erano soltanto 212 prodotti. Se
l’introduzione di nuovi prodotti dovesse continuare a questo ritmo, il suo
numero potrebbe avvicinarsi a 1.600 entro i prossimi due anni. Questo
porterà a delle significative cause per negligenza contro organismi come la
Food and Drugs Administration (Agenzia per gli Alimenti e i medicinali, FAD
nelle sua sigla inglese) e la Consumer Product Safety Commission (CPSC), che
spesso adottano meccanismi insufficienti a identificare prodotti nanotech
prima che entrino a far parte del mercato”.

Maggiori informazioni sulle nanotecnologie:
www.fda.gov/ScienceResearch/SpecialTopics/Nanotechnology/FrequentlyAskedQues
tions/ default.htm.

Aggiornamento di Paul Eubig e Wendy Hessler, Environmental Health News

Abbiamo ritenuto questa storia interessante perché la ricerca si trova in
una fase iniziale verso la definizione di quanto i prodotti dei consumatori
contribuiscano alla presenza di nanoparticelle nell’ambiente. Conoscere
l’ammontare della sostanza chimica che entra nell’ambiente, è un presupposto
necessario per stimare il rischio che il contaminante solleva per l’ambiente
e la salute umana. In generale, questa storia ha catturato la nostra
attenzione perché gli interrogativi che suscita riflettono preoccupazioni a
cui non sono anora state date risposte.

Questa tematica non è stata abbastanza divulgata. Brevi recensioni sono
apparse sul New York Times e su Chemical & Engineering News. L´Environmental
Health News ha fatto riferimento a un seguito interessante su Particle and
Fibre Toxicology [Tossicologia delle Particelle e delle Fibre n.d.t.], che
dimostrava come i tessuti trattati con questa tecnologia rilasciassero
nanoparticelle d´argento quando esposti a sudore umano artificiale. Pertanto
sta emergendo un quadro secondo il quale le nanoparticelle d’argento
fuoriescono dai prodotti, esponendo gli umani e insinuandosi nella rete
fluviale ad un’estensione più grande di quanto si sarebbe potuto immaginare.
Intanto, secondo alcuni articoli apparsi su Environmental Health
Perspectives e Small, altri ricercatori hanno dimostrato gli effetti nocivi
delle nanoparticelle d’argento, rispettivamente nello sviluppo delle cellule
nervose e negli embrioni dei pesci.

L’intenzione non è colpire le nanoparticelle d’argento ma piuttosto
richiamare l’attenzione su un argomento più ampio: la sicurezza della
nanotecnologia. Il grande potenziale della nanotecnologia per rivoluzionare
un ampio spettro di campi, dalla produzione e gestione energetica, alla
salute, e ai beni di consumo, si sta gradualmente realizzando.

Inoltre, la nanotecnologia fornisce importanti prove per le valutazioni di
sicurezza. La composizione, misura e struttura delle nanoparticlle sono
alcuni dei numerosi fattori che influenzano la loro azione nel corpo o
nell’ambiente. In più, alcuni ti pi particolari di nanoparticelle, come
l’argento, non agiscono necessariamente come molecole individuali o atomi
della stessa sostanza, come l’argento ionico, libero.

Sfortunatamente, gli organi di controllo sono stati lenti nel contenere la
rapida emergenza della nanotecnologia sul posto di lavoro e in casa, e più
in generale nell’ambiente, in un vertiginoso gioco al recupero, in cui le
applicazioni di nanotecnologia continuano a moltiplicarsi, mentre le regole
del campo di gioco non sono state ancora ben definite. I fulcri dell’attuale
dibattito su quanto siano sufficienti i dati esistenti sulla sicurezza per i
prodotti che contengono nanoparticelle, o ulteriori valutazioni degli
impatti sulla salute umana e ambientale, devono essere ancora svolte.

Il secolo scorso ci fornisce numerosi esempi di sostanze chimiche come il
piombo, il diclorodifeniltricloroetano (DDT), e i bifenili policlorurati
(PCB) per nominarne alcuni, che inizialmente vennero considerati
vantaggiosi, dimostrarono in seguito di causare effetti secondari nocivi
sulla salute umana o sull’ambiente, al punto da annullarne i benefici. La
nostra ricerca aspira ad aiutare la società nel ricordare le lezioni del
passato e a essere cauti nell’accogliere la promessa del futuro.

Fonti:

Carole Bass, “Tiny Troubles: Nanoparticles are Changing Everything From our
Sunscreen to our Supplements,” E Magazine, July/August 2009,
http://www.emagazine .com/view/?4723.

Janet Raloff, “Nanoparticles’ Indirect Threat to DNA,” Science News,
November 5,
2009,http://www.sciencenews.org/view/generic/id/49191/title/Science_%2B_the
_Public__Nanoparticles_indirect_threat_to_DNA.

L. Geranio, M. Heuberger, and B. Nowack, “The Behavior of Silver
Nanotextiles During Washing,” Environmental Science & Technology, September
24, 2009, http://pubs.acs .org/doi/abs/10.1021/es9018332.

Paul Eugib, DVM, and Wendy Hessler, “Silver Migrates From Treated Fabrics,”
Environmental Health News, January 7, 2010,
http://www.environmentalhealthnews
.org/ehs/newscience/silver-migrates-from-nanoparticle-treated-fabrics.

David Rejeski, “Nanotech-enabled Consumer Products Top the 1,000 Mark,”
Project on Emerging Nanotechnologies, August 25, 2009,
http://www.nanotechproject.org/ news/archive/8277.

Y. Song, X. Li, and X. Du, “Exposure to Nanoparticles Is Related to Pleural
Effusion, Pulmonary Fibrosis and Granuloma,” European Respiratory Journal,
August, 20, 2009,
http://www.erj.ersjournals.com/cgi/content/abstract/34/3/559.

Science Daily Staff, “Health Risks of Nanotechnology: How Nanoparticles Can
Cause Lung Damage, and How the Damage Can Be Blocked,” Science Daily, June
11, 2009, http://www.sciencedaily.com/releases/2009/06/090610192431.htm.

Science and Technology Committee, “Nanotechnologies and Food, House of Lords
Media Notice,” January 8, 2010,
http://www.parliament.uk/parliamentary_committees/
lords_press_notices/pn080110st.cfm.

Ian Sample, “Attack of the Tiny Nano Particles—Be Slightly Afraid,” Organic
Consumers Association, November 15, 2008, http://www.organicconsumers.org/
articles/article_15621.cfm.

George John, “Silver Nanoparticles Deadly to Bacteria,” Physorg.com, March
10, 2008, http://physorg.com/print124376552.html.

Nanowerk Spotlight, “Problematic New Findings Regarding Toxicity of Silver
Nanoparticles,” Nanowerk.com, June 6, 2008, http://www.nanowerk.com/
spotlight/spotid=5966.php.

R. J. Aitken et al., “Nanoparticles: An Occupational Hygiene Review,”
Institute of Occupational Medicine, Health and Safety Executive (Edinburgh),
2004, http://www.hse.gov.uk/research/rrhtm/rr274.htm (accessed November
2006).

Studenti Ricercatori:
Jody Lempa, Tina Shaerban, Katherine Tellez, and Jillian Wolande (DePaul
University)

Valutatore accademico:
Marla Donato (DePaul University)

Ulteriori risorse:

O. Bar-Ilan et al., “Toxicity Assessments of Multisized Gold and Silver
Nanoparticles in Zebrafish Embryos,” Small 5, no.16 (2009): 1897–1910
[doi:10.1002/smll.200801716],
www.environmentalhealthnews.org/ehs/news/nanosilver.

K. Kulthong et al., “Determination of Silver Nanoparticle Release From
Antibacterial Fabrics into Artificial Sweat,” Particle and Fibre Toxicology
7, no. 1 (2010): 8 [doi:10.1186/1743-8977-7-8],
http://www.environmentalhealthnews.org/ehs/
newscience/fabrics-release-silver-nanoparticles-into-artificial-sweat.

C. M. Powers et al., “Silver Impairs Neurodevelopment: Studies in PC12
Cells,” Environmental Health Perspectives 118, no. 1 (2009): 73–79
[doi:10.1289/ehp.0901149],
http://www.environmentalhealthnews.org/ehs/newscience/silver-is-potent-neuro
toxicant.

A. Halperin, “Nanosilver: Do We Know the Risks?” New Haven Independent,
March 17, 2010,
http://newhavenindependent.org/index.php/archives/entry/regulating_nanosilve
r_a_very _small_puzzle/id_24412.

National Nanotechnology Initiative FAQs:
http://www.nano.gov/html/facts/home_facts.html

US Environmental Protection Agency’s Fact Sheet for Nanotechnology Under the
Toxic Substances Control Act: http://www.epa.gov/oppt/nano/nano-facts.htm

US Environmental Protection Agency’s Nanotechnology White Paper, EPA
100/B-07/001 (February 15, 2007): http://www.epa.gov/OSA/nanotech.htm

US Food and Drug Administration’s Nanotechnology Web site:
http://www.fda.gov/ScienceResearch/SpecialTopics/Nanotechnology/default.htm

Ricercatori che studiano l’impatto della nanotecnologia sull’ambiente, la
salute e la sicurezza:
Stacey L. Harper, Oregon State University, 1007 ALS, Corvallis Oregon 97331,
(541) 737-2791, stacey.harper@oregonstate.edu

Fonte originsle: projectcensored.org - Nanotech Particles Pose Serious DNA
Risks to Humans and the Environment
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di Silvia Soccio

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