domenica 18 aprile 2010

MANIFESTAZIONE NAZIONALE - NO INCENERITORI - 17 APRILE - VIDEO




IL DIAVOLO BRUCIA, DIO RICICLA.








Una pagina nuova. Copiosamente scritta dalle migliaia di cittadini che hanno sfilato festosi per le strade di Parma. La pioggia nulla ha potuto contro l'entusiasmo e la grande voglia di dire qualcosa di importante al Paese intero. I cittadini d'Italia sono contro gli inceneritori, nuovi o vecchi che siano, con trucchi vecchi o magie nuove.
Basta bruciare, basta distruggere materia, dobbiamo cambiare strada, non c'è alternativa.
Oggi Parma è stata invasa come non si vedeva dall'adunata degli Alpini, un serpentone colorato e chiassoso che dall'ex Eridania si è riversato in viale Fratti ed ha occupato barriera Garibaldi inondando poi come un fiume in piena strada Garibaldi, che non riusciva a sostenere la massa.
Cinquemila o forse più, che sono arrivati da Torino, da Genova, da Roma, da Trento, Treviso, Venezia, Pistoia, da tutta l'Emilia Romagna, da Aversa, riuscendo nell'impresa di scoccare un potente spintone all'impalcatura di cartone dell'inceneritore, che oggi rimane debole residuo avamposto di un mondo vinto dal futuro, un mondo ormai passato di un modello di consumo e sviluppo insostenibili.

Consumare e bruciare, consumare e bruciare. Basta!
Lo hanno detto non solo loro, il popolo della salute, ma anche i medici. Patrizia Gentilini, che da oncologa vede tutti i giorni cosa significa un ambiente malato e l'azione di impianti come gli inceneritori, Giuseppe Miserotti, presidente dell'Ordine dei Medici di Piacenza, che invita i colleghi ad esprimersi, a considerare la situazione ambientale e dire la verità anche quando è scomoda.
Lo hanno detto in tanti che la strada non è l'inceneritore. Rossano Ercolini di Capannori, fondatore di Ambientefuturo, Enzo Favoino della Scuola Agraria di Monza, il futuro è il riciclo, il passato è l'inceneritore.
Lo ha detto Paul Connett, che dagli Stati Uniti ha percorso migliaia di chilometri per dire a Parma di svegliarsi dal torpore e di guardare in faccia alla realtà, anche se fa paura. C'è ancora tempo per cambiare e diventare un esempio di saggezza. E Connett è solo, scusate se è poco, un consulente dell'Onu sui rifiuti. Uno ascoltato a San Francisco, ma non a Parma.
Lo ha detto Carla Poli, che da Vedelago, un piccolo centro riciclo in prvincia di Treviso, sta spargendo le sue pillole di saggezza in giro per l'Italia: Prato, Sassari, Caltagirone, Salerno, Avellino, anche il profondo ingestibile Sud trova la speranza del riscatto in semplici prassi di buona gestione dei rifiuti, per portarli a “sparire” perché completamente recuperati a nuova vita.
Parma, con i suoi sordi e ciechi amministratori, non se n'è ancora accorta.
Ci spieghino cosa si brucerà nell'inceneritore quando la raccolta differenziata eliminerà dei rifiuti la carta e la plastica. Ci spieghino se il metallo brucia, se il vetro brucia, se l'alluminio brucia. Chissà cosa vogliono buttare nella bocca vorace dell'inceneritore di Parma.
Oggi la città è stata colorata sotto il cielo grigio e grondante da migliaia di persone, in testa i meravigliosi di Ultimo Teatro hanno dato il carattere festoso e irriverente a tutto l'interminabile serpentone che ha fatto sussultare Parma.

Coordinamento Gestione Corretta Rifiuti e Risorse






firma qui la petizione online http://www.liberacittadinanza.it/petizioni/nessun-inceneritore-a-parma

L'ALTERNATIVA C'E !!! http://www.gestionecorrettarifiuti.it/no-inceneritore/inceneritori.html





Dott.sa GENTILINI
(Oncologa, Associazione del Medici per l'Ambiente, I.S.D.E. Italia)
• Impatto dell'incenerimento dei rifiuti sulla salute umana



Le affermazioni dell'oncologa Patrizia Gentilini sono gravissime.
Fa riferimento a FALSIFICAZIONI di documenti utilizzati da pubbliche associazioni
per negare gli effetti degli inceneritori sulla salute. Per occultare le nuove fabbriche di tumori.
Credo che sia opportuno che un magistrato proceda di ufficio per accertare la verità. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.

"Sono Patrizia Gentilini, un medico, un oncologo, appartengo all’Associazione dei Medici per l’Ambiente e sono qui per spiegare il nostro comunicato stampa del 25 novembre scorso, in occasione del nostro ventennale.

Vogliamo portare alla conoscenza di tutti e
DENUNCIARE il fatto che sono stati MODIFICATI i risultati di studi scientifici
in documenti in uso ad associazioni pubbliche,
per attestare la presunta innocuità degli impianti di incenerimento dei rifiuti.

Ci rifacciamo a un documento: il Quaderno N. 45 di ingegneria ambientale.

Il documento a firma di Umberto Veronesi, Michele Giugliano, Mario Grasso e Vito Foà, è stato ripreso dalla Regione Sicilia e da altre Regioni, quali la Regione Toscana e altre Province in Italia.
L’impatto sanitario è sviluppato a pag. 54/55 a firma di Vito Foà, nel documento
sono presi in esame 4 studi, tutti riportati in maniera non corretta.

• In particolare per lo studio condotto in Inghilterra, di Elliot, in prossimità di 72 inceneritori, è riferito che non è stata trovata alcuna diversità di incidenza e mortalità per cancro nei 7,5 chilometri di raggio circostanti gli impianti di incenerimento e in pratica non si è riscontrata nessuna diminuzione nel rischio mano a mano che ci si allontanava dalla sorgente emissiva.
> Quello scritto nel lavoro originale di Elliot è esattamente il contrario, perché viene riportata, per l’esattezza, una diminuzione statisticamente significativa, mano a mano ci si allontanava dall’impianto di incenerimento, per tutti i cancri: il tumore allo stomaco, al colon retto, al fegato e al polmone, quindi mano a mano che ci si allontanava dagli impianti il rischio diminuiva.
Nella versione italiana è stata aggiunta una negazione in modo da capovolgere il significato del lavoro.

• Un altro esempio è lo studio condotto in prossimità dei due impianti di incenerimento di Coriano a Forlì e anche in questo caso è riportata solo la frase iniziale delle conclusioni, in cui si dice che lo studio non ha messo in evidenza eccessi di mortalità generale e di incidenza per tutti i tumori, è un’interpretazione molto parziale. Vi spiego come stanno le cose: lo studio di Coriano è stato condotto valutando l’esposizione a metalli pesanti, secondo una mappa di ricaduta di questi inquinanti, questa è la mappa che riguarda lo studio di Coriano (vedi video) fatta per valutare le ricadute sulla popolazione in base alle emissioni dei due impianti di incenerimento. I due inceneritori sono questi due continui al centro (vedi video) : 1) per i rifiuti urbani; 2) per rifiuti ospedalieri; è stata considerata l’emissione di metalli pesanti in aria e la loro ricaduta nel territorio. L’area più scura è dove è massima la ricaduta, poi via, via i livelli sfumano, fino a un colore giallo più chiaro preso come livello di riferimento.
E’ stata analizzata la popolazione residente per circa 14 anni, dal 1990 al 2003/2004, e i risultati che ci sono stati sono stati estremamente importanti per quanto riguarda le donne. Nel grafico ho riportato l’andamento della mortalità per cancro nel sesso femminile in funzione dell’esposizione, quindi in funzione dei livelli della mappa precedente.
In pratica questo è l’andamento del rischio di morte in funzione del livello di esposizione (vedi video), questo è l’andamento della mortalità per tutti i tipi di tumore nel loro complesso nel sesso femminile, che arriva fino a un aumento del 54%, questo l’andamento della mortalità per cancro alla mammella, al colon retto, per cancro allo stomaco, vedete che c’è una coerenza innegabile tra aumento del rischio e aumento del livello di esposizione, questo risultato certamente molto importante viene sottaciuto nel paragrafo che riguarda l’impatto sanitario dell’incenerimento, in modo da sottostimare questo rischio che è di fatto assolutamente di rilievo.


Cosa vogliamo dire con il nostro documento e con il nostro comunicato stampa?
Abbiamo voluto ricordare la nascita delll’Associazione dei Medici per l’Ambiente, che la nostra associazione ha come finalità di fornire strumenti di conoscenza al servizio di tutti i cittadini e di essere coerenti in questo, seguendo il nostro grande maestro, purtroppo scomparso: Lorenzo Tomatis che ci ha insegnato che medicina e scienza devono essere al servizio dell’uomo, della salute e non degli interessi economici.
Abbiamo voluto ricordare che non è la prima volta che l’uso pure artefatto, strumentale degli studi scientifici è servito e ha costituito l’alibi per non adottare delle misure di protezione della salute pubblica, con un carico di sofferenze, di morti, malattia che si poteva evitare.
Noi non vogliamo che questo si ripeta anche con l’incenerimento dei rifiuti che è una pratica assolutamente da bandire, dobbiamo riciclare, recuperare la materia e non bruciarla.

Vorrei ricordare che la nostra associazione è indipendente, non è necessario essere medici, tutti possono iscriversi, potete andare sul nostro sito, tutti possono associarsi, non godiamo di finanziamenti da parte di terzi, ci autososteniamo. Nell’ambito del tema della gestione dei rifiuti, vorrei ricordare un nostro libro come strumento di conoscenza per le amministrazioni, per i cittadini, le associazioni. Nessuno di noi ha diritti, quindi non è una promozione commerciale.
Come associazione siamo interessati a una variegata presenza di problemi come per esempio: telefonini, Ogm, pesticidi, inquinamento dell’aria. Problemi cruciali per la salute di tutti, siamo convinti che solo con la conoscenza, con la partecipazione e con l’impegno di tutti, si riuscirà a trovare soluzioni per la tutela della salute, della vita e del futuro di tutti noi."

Patrizia Gentilini (fonte • blogbeppegrillo.it)

martedì 6 aprile 2010

L'IMPORTANZA DELLE PICCOLE DECISIONI



Quel giorno non posso dimenticarlo ...è stato quando pochi mesi dopo aver iniziato un corso di Yoga , una sera di diversi anni fa , a cena con amici, ho guardato nel piatto e non ho visto una cotoletta ma un'animale in procinto di essere macellato, ho sentito i suoi lamenti, ho vissuto la sua paura e il suo dolore per il tradimento dell'amico uomo. Da quel giorno decisi che non mi sarei mai più nutrita di alcun animale.

Qualche anno dopo iniziai a lavorare come ostetrica in un consultorio che copriva paesi della provincia parmense dove centinaia di aziende producono salumi rinomati in tutto il mondo.
Mi recai a fare una visita domiciliare a una puerpera e pensai di aver raggiunto la sua abitazione sentendo un pianto insistente e disperato di neonato. Mi era sbagliata ... era un maiale che stava per essere macellato. Quelle urla come di bimbo , quella richiesta d'aiuto, quell'ingiustizia inutile mi entrò nel cervello, nel cuore,in ogni angolo del DNA e mi sciolsi in un pianto di rabbia e angoscia per la crudeltà di cui il genere umano può esser capace.
La mia vita fu segnata da questi episodi, dal desiderio di rischiare il tutto e di più per la lotta alle tante ingiustizie che flagellano il mondo e i suoi abitanti non solo umani.
Così ho lasciato la mia professione di ostetrica per dedicarmi alla diffusione dello Yoga e della dieta vegetariana. Sono approdata a Verona dove con un gruppo di amici abbiamo fondato una cooperativa che dopo varie peripezie ha aperto un nido d'infanzia completamente vegetariano , il primo nido vegetariano in Italia.
Il nido è tutt'ora funzionante ed ha accolto centinaia di bambini che hanno imparato il rispetto e la cura per tutti gli esseri viventi perchè tutto ciò che esiste ha un valore inestimabile.
E dopo verona ci fu la Croazia, la Bosnia, l'India , il Sud America dove ho conosciuto e ammirato la vita di tante persone che si battono per i diritti dei più deboli.
Quella decisione presa nella mia adolescenza è stata una miccia che ha innescato un grande cambiamento in tutto il mio sistema psico-fisico-spirituale e sono convinta che il modo in cui ci nutriamo abbia un'influenza esagerata sul modo in cui pensiamo e sul modo in cui ci relazioniamo con gli altri abitanti di questo piccolo ,ma per noi così prezioso, pianeta terra.

Didi

- Il testo partecipa al concorso "Vinci un iPad con la tua Storia" indetto da Piernicola De Maria - http://www.piernicola.com/

AMARE UN CONDANNATO A MORTE - STORIA DI KEVIN VARGA E STEFY - APPELLO PER ESECUZIONE 12 MAGGIO 2010








Kevin Scott Varga Texas–USA - 41 anni Condannato a morte Esecuzione fissata il 12 maggio 2010
Kevin fu condannato nel 2000, accusato di omicidio e rapina. Nel corso del processo gli è stato negato il diritto ad una giuria imparziale, allorché un membro venne escluso perché manifestamente contrario alla pena di morte. I suoi difensori si rivelarono incompetenti e inadeguati proprio perché non riuscirono a far valere l’appello per un nuovo processo in cui venisse riammesso il giurato abolizionista. La sua condanna è dunque viziata da pesanti irregolarità e profondamente ingiusta. La sua esecuzione è tragicamente stabilita il 12 maggio 2010.
L’appello per salvare Kevin
La Comunità di Sant’Egidio invita tutti ad aderire al proprio appello per salvare la vita di Kevin dalla condanna a morte.


Ecco un estratto del post in cui Kevin Varga racconta come ha saputo la data della sua morte:
Scritto da REDAZIONE LA7.it Il 30/03/2010
GIORNO 1: La giornata di oggi è iniziata come molte altre in carcere, con le guardie che portavano i vassoi di metallo con il nostro pasto caldo (...) Mi sono alzato, mi sono avvicinato alla porta della cella per avere il mio pasto e mi sono sentito chiedere dalla guardia se avevo saputo che era stata fissata la data. Scioccato, gli ho detto ‘No’. Sebbene io stessi aspettando questa notizia da piu’ di un mese, non posso dirvi cosa significa conoscere il giorno in cui tu sarai legato ad un tavolo e ti sarà iniettato un veleno letale finchè il tuo cuore non smetterà di battere. Ma cercherò di spiegarvi come ci si sente. Mi sono sentito come se il mondo scivolasse via e io fossi rimasto sospeso senza contatti con la realtà. Il mio stomaco si è contratto. Ho guardato il vassoio che soltanto un momento prima volevo mangiare e la sola vista del cibo mi ha fatto rivoltare lo stomaco disgustandomi. La guardia mi ha sorriso e si è avviata verso il detenuto successivo che era in attesa del suo vassoio. Ho sentito il prigioniero della cella accanto lamentarsi perché il vassoio scottava. Avrei voluto urlargli che un vassoio troppo caldo non era proprio la cosa peggiore che ti potesse capitare in un posto come quello." (...)

domenica 4 aprile 2010

VIDEO "TI DIMOSTRO CHE PUOI CAMBIARE LA TUA VITA" -- UNIVERSO E BRAHMACAKRA

VIDEO MOLTO INTERESSANTE, DEDICA DELL'AUTRICE E NOTE SCIENTIFICHE



Dedica, nota scientifica e fonti:
dedico questo video con tutto il mio affetto alle persone che hanno l'impressione di non avere il controllo della propria vita. Alle persone che vorrebbero scappare... o cambiare qualcosa, ma per mille ragioni pensano di non poterlo fare. Alle persone che si sentono sfortunate. Insomma a tutti coloro che non hanno abbastanza fiducia nelle loro possibilità e prospettive e non sanno verso cosa orientare i propri pensieri perché la vita diventi più amica.

Sul piano scientifico... qualunque sia l'argomento, una trattazione in poco più di 3 minuti evidentemente nn può andare troppo per il sottile, ma (oltre a tener conto dei condizionali e dei congiuntivi) prego di NON confondere le citazioni religioso/filosofiche (vangelo, cabala, induismo eccetera) con i cenni alle teorie che nn sono religiose per niente.
Anche su queste (a loro volta citate in sintetici cenni), mi rendo conto che in buona parte, per il momento, non abbiano avuto altro che dimostrazioni matematiche, e che addirittura siano ancora in evoluzione, ma mi risulta che siano al momento anche le più accreditate, e ben più che supposizioni. Nello specifico, rimando alle fonti che trovate sotto, che sono da ritenersi attendibili in quanto fanno capo a scienziati accreditati.
Ai super-razionali che dovessero interpretare tutto l'insieme come supponenza "new age" specifico che in particolare l'ultima parte non vuole dimostrare proprio niente, prende atto però di osservazioni che, in una visione veramente "quantistica" della vita non avrebbero in fondo nulla di strano.
Infine vi comunico che prima di divulgare il concetto l'ho applicato nella mia propria vita: statististica ininfluente, ok, ma per quel che mi riguarda FUNZIONA.
E comunque, la mia bottiglia dell'acqua è piena di cuoricini.
Ma alla fine, se siete abituati a spaccare un capello in quattro, scienziati veri o falsi che siate... abbiate pietà di me, non sono che un'oca!

Fonti:
Per le teorie a cui si fa riferimento nel video rimanderei a questo sito, che è piuttosto accessibile:
http://www.superstringtheory.com

Inoltre:
http://www.youtube.com/watch?v=E7FV9a...

Inoltre a questo filmato divulgativo, che è anche tradotto in italiano:
http://www.youtube.com/watch?v=7aOP4w...
ed è confezionato anch'esso con il contributo degli scienziati attualmente più accreditati.

Riguardo alla parte sui cristalli d'acqua, la ricerca è condotta da Masaru Emoto:
http://www.masaru-emoto.net/

Ora, premesso che Emoto NON definisce se stesso uno scienziato, ma un osservatore, però qualche articolo scientificamente accreditato esiste. Questo per esempio:
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16...
è pubblicato dall' NIH (National Institutes of Health); cioè il più importante ente scientifico americano per la salute, non è una struttura privata.

Double-blind test of the effects of distant intention on water crystal formation.
Institute of Noetic Sciences, Petaluma, CA 94952, USA.
The hypothesis that water "treated" with intention can affect ice crystals formed from that water was pilot tested under double-blind conditions. A group of approximately 2,000 people in Tokyo focused positive intentions toward water samples located inside an electromagnetically shielded room in California. That group was unaware of similar water samples set aside in a different location as controls. Ice crystals formed from both sets of water samples were blindly identified and photographed by an analyst, and the resulting images were blindly assessed for aesthetic appeal by 100 independent judges. Results indicated that crystals from the treated water were given higher scores for aesthetic appeal than those from the control water (P = .001, one-tailed), lending support to the hypothesis.

Comunque va bè, tanto per strafare vi segnalo anche questo:
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18...
perché in fondo supporta l'interessante teoria che le PREGHIERE (nel caso in esame: di TERZI) abbiano un effetto "oggettivo" sui malati per cui si prega, né più né meno delle medicine (cioè con statistiche "oggettive" molto simili, riguardo agli effetti indotti).
E ora voi scientisti materialisti non linciatemi. Ambasciator non porta pena.

L'IDEA DELL'UNIVERSO SECONDO LA FILOSOFIA YOGA DI SHRII SHRII ANANDAMURTIJI


Brahma
La filosofia di Shrii Shrii Ánandamúrti è sinteticamente espressa negli aforismi dell'opera Ánanda Sútram. Il primo concetto che viene definito è quello di Brahma. Brahma è l'Entità Cosmica, l'Infinito, l'Anima Universale. Che cosa significano questi termini e come possiamo sapere che Brahma esiste?
Noi abbiamo coscienza del nostro Io, sappiamo di esistere e di avere delle relazioni con gli oggetti esterni. Ogni azione che facciamo sembra essere eseguita dagli organi motori e sensori: in realtà se la mente non lavorasse dietro a questi organi ogni azione sarebbe impossibile. L'azione ha origine nella mente ed ha la possibilità di manifestarsi esternamente attraverso gli organi motori e sensori (indriyas). Facciamo un esempio: se una persona è assorta nei suoi pensieri, nonostante abbia gli occhi aperti e ben funzionanti, non vede un amico che le sta di fronte. La visione avviene solo quando la mente prende contatto con gli organi della vista, quando la mente assimila l'oggetto esterno, prende la forma di quell'oggetto. La parte della mente che prende la forma dell'oggetto esterno si chiama materia mentale, o ectoplasma (Citta nella terminologia sanscrita).
Citta non può prendere la forma dell'oggetto se non c'è qualcuno che esegue l'azione. Esiste dunque una seconda parte della mente che svolge l'azione: è l'io che agisce (Ahamtattva).
Se qualcuno agisce significa che deve esistere qualcuno: non può esserci azione senza l'esistenza di un io. Esiste una terza parte della mente che dà il senso dell'esistenza (Mahatattva).

L'affermazione "io esisto" presuppone la presenza di un Io che testimoni la mia esistenza, che sia cosciente della mia esistenza: l'esistenza dell'io nella mente prova che c'è un'altra entità reale che è oltre la mente e che conosce l'esistenza della mente. Questo Io testimoniante viene chiamato Coscienza unitaria (Átman). La sua presenza è dimostrata dal senso di esistenza che ognuno mostra di avere svolgendo delle azioni. L'esperienza dell'Átman è dunque un'esperienza diretta di tutte le persone.
Abbiamo visto che lo stesso Io che prova la mia esistenza (Mahatattva o Buddhitattva), mi fa lavorare (Ahamtattva), consente alla mia mente la relazione con gli oggetti esterni (Citta), mi dà anche la coscienza della mia esistenza (Átman): possiamo dunque affermare che lo stesso Io ha funzioni diverse in diversi stadi.
Il sentimento di esistenza (Mahatattva) non potrebbe esserci senza la coscienza: è la coscienza unitaria che si manifesta come Mahatattva e stabilisce così la propria esistenza.
La coscienza unitaria non è dunque pura coscienza, ha anche delle qualità che le consentono di manifestarsi in diverse funzioni. Deve allora esistere un fattore, diverso dalla pura coscienza, che qualifica, cioè che influenza l'Átman e gli consente di esprimersi in diverse forme. Di questo fattore (Prakrti) parleremo in seguito.
Per ora abbiamo stabilito che la coscienza unitaria è presente in ogni individuo. In questo universo ci sono innumerevoli individui; l'Átman, o coscienza unitaria, si riflette in ciascuno di essi: apparentemente, dunque, ci sono molti Átman. L'insieme di questi Átman, il loro nome collettivo è Brahma. La parola che più si avvicina al concetto di Átman o coscienza unitaria è Anima: possiamo quindi dire che Brahma è l'Anima Universale, la Coscienza Universale, la coscienza nella sua totalità.
La definizione filosofica che Shrii Shrii Ánandamúrti dà di Brahma è


Shiva Shaktyátmakam´ Brahma

Brahma è composto di Shiva e Shakti.

Questo è il concetto base della filosofia dell'Ánanda Márga. L'Entità Suprema ha due aspetti: il principio oggettivo (Shiva o Purus´a) e il principio operativo (Shakti o Prakrti). Per usare un linguaggio più semplice possiamo dire la Coscienza e l'energia, la forza. Essi non sono due entità distinte bensì due aspetti diversi ma inseparabili della stessa entità: è impossibile concepire l'una senza l'altra. La Coscienza e la sua energia creativa sono inseparabili come il fuoco e il suo calore, come il latte e la sua bianchezza, come le due facciate di un foglio di carta. Prakrti può essere definita come un attributo di Purus´a.
Purus´a è la pura Coscienza e resterebbe inattivo se Prakrti non avesse la possibilità di esprimersi. Prakrti è l'entità che controlla i fenomeni naturali: è ciò che dà alle cose le loro qualità. Per esempio si dice che la natura del fuoco sia quella di bruciare: ci deve essere qualcosa che dà al fuoco questa sua qualità; abbiamo visto che la Coscienza unitaria ha delle qualità che le consentono di esprimersi in diverse funzioni della mente: Prakrti è ciò che dà le diverse qualità e funzioni. Poiché per compiere queste azioni è necessaria un'energia si dice che Prakrti è una forza: Prakrti è una forza che qualifica la Coscienza dandole diverse qualità o funzioni.
La funzione di Prakrti è di creare continuamente nuove forme attraverso la sua azione, la sua influenza sulla Coscienza.


Aspetti di Brahma
Brahma è senza forma

Abbiamo detto che Purus´a è pura Coscienza. Da questo termine possiamo capire che esiste qualcosa ma non possiamo visualizzarlo in una forma, possiamo solo farcene un'idea: Purus´a è un'entità astratta che può essere percepita dalla mente solo nelle sue espressioni oggettive. Allo stesso modo Prakrti è una forza che non può essere vista, non ha una forma che possa essere descritta, anche se possiamo vedere il risultato della sua azione. Purus´a e Prakrti, e quindi Brahma, sono entità sottili, senza forma.


Brahma è non causale

Purus´a è un'entità la cui esistenza non dipende da altro, non ha inizio, o causa: è non causale. Prakrti è il principio che qualifica Purus´a ed è necessariamente presente dove c'è Purus´a; ma così come il fuoco non crea la sua capacità di bruciare, cioè non crea il principio che gli dà le sue caratteristiche, allo stesso modo Purus´a non crea Prakrti: essa è indipendente, è non causale. Brahma, che è il nome collettivo di Purus´a e Prakrti, è dunque non causale, non ha inizio o causa.


Brahma è infinito

Brahma non ha origine o causa, ma ha una fine? Può essere misurato? Dovremmo trovare uno strumento adatto a misurarlo e poiché Brahma è un'entità sottile, questo strumento deve essere sottile almeno tanto quanto Brahma. Tutta la materia che esiste in questo mondo è costituita da cinque fattori fondamentali (eterico, aereo, luminoso, liquido, solido) la presenza dei quali distingue le cose grezze dalle cose sottili: più fattori sono presenti in un oggetto più esso è grezzo. Nessuno di questi fattori è abbastanza sottile da misurare Brahma.
Oltre a questi fattori esiste un altro elemento: la mente. Essa non ha forma fisica, non può essere vista, toccata ecc. È la cosa più sottile di questo mondo ed ha le qualità di afferrare le idee, pensare e sentire: con questi mezzi potrebbe misurare Brahma. Abbiamo visto che la mente ha diversi aspetti funzionali che sono Mahatattva (io esisto), Ahamtattva (io faccio) e Citta (materia mentale). La capacità di compiere qualsiasi azione appartiene ad Ahamtattva (l'io che agisce): quindi se Brahma può essere misurato dalla mente è solo attraverso Ahamtattva. Fra Ahamtattva e la coscienza unitaria si trova Mahatattva quindi Ahamtattva non può raggiungere la coscienza unitaria senza passare attraverso Mahatattva. Ahamtattva è però solo una forma funzionale di Mahatattva: l'io di "io esisto" di Mahatattva diventa Ahamtattva quando assume la funzione di "io faccio". Nel momento in cui Ahamtattva ritorna a Mahatattva la sua capacità funzionale di "io faccio" cessa di esistere: Ahamtattva non può raggiungere la coscienza come Ahamtattva ma deve necessariamente trasformarsi in Mahatattva ed in quello stato non può compiere nessuna azione, tanto meno misurare la coscienza unitaria. Brahma è l'insieme delle coscienze unitarie: la mente non può quindi in nessun modo pensare, sentire o farsi un'idea delle dimensioni di Brahma.
Possiamo inoltre affermare che la mente non può misurare niente che sia al di là del suo ambito. La mente (Ahamtattva) esiste dentro la creazione ma per quanto essa si estenda fino ai propri limiti sente che c'è qualcosa che non riesce a comprendere: la creazione si estende oltre i limiti della mente, essa è potenzialmente infinita. Come vedremo in seguito, la creazione è solo una parte di Brahma e se una parte è infinita, necessariamente il tutto, Brahma è infinito.



Stati di Brahma: Nirgun'a e Sagun'a

Purus´a e Prakrti sono entrambi non causali e ciò significa che sono anche completamente indipendenti uno dall'altro, nessuno è subordinato all'altro.
Abbiamo visto però che Prakrti è un principio il cui compito è di qualificare Purus´a, di dargli degli attributi, delle qualità. Essa esercita questo compito attraverso tre forze o gun´a. Gun´a in sanscrito significa corda usata per legare qualcosa: qualificando Purus´a con i suoi gun´a, Prakrti lo lega, lo costringe ai suoi voleri.
Brahma esiste dunque in due stati:
nel primo, lo stato supremo, Purus´a e Prakrti sono completamente indipendenti, Prakrti non esercita alcuna influenza su Purus´a, non è in grado di legarlo con i suoi Gun´a; in questo stato Purus´a rimane inespresso, senza qualità; questo stato si chiama Nirgun´a (senza gun´a);
nel secondo stato Prakrti esercita la sua capacità, usa i suoi gun´a per influenzare Purus´a; attraverso la sua azione su Purus´a essa crea infinite forme, da origine a tutto ciò che esiste; questo stato si chiama Sagun´a (con gun´a);
Per spiegare la relazione tra Nirgun´a e Sagun´a possiamo usare l'immagine di un iceberg e di un oceano: a causa delle variazioni climatiche una parte dell'acqua dell'oceano si ghiaccia. In questa immagine Nirgun´a Brahma è l'oceano, Sagun´a Brahma è l'iceberg, le condizioni climatiche che raffreddano l'acqua sono Prakrti. Il ghiaccio e l'acqua che non si è ghiacciata, sono due forme diverse dell'acqua: l'unica differenza è che in alcuni punti condizioni climatiche particolari hanno consentito il formarsi del ghiaccio mentre in altre parti l'oceano è rimasto al suo stato originario.
Sagun´a è dunque uno stato particolare all'interno di Nirgun´a Brahma.

Capire la causa per cui Brahma passi dal suo stato supremo alla creazione è al di là delle capacità della nostra mente. La relazione causale è un'azione svolta dalla mente, ma prima di Sagun´a Brahma non c'è alcuna mente, né cosmica né unitaria, che possa compiere questa azione, la legge di causa ed effetto non esiste in Nirgun´a Brahma, Brahma stesso non sa perché Egli si sia manifestato nella creazione. Per supplire all'incapacità della mente di rispondere a questa domanda i devoti hanno trovato una ragione del cuore: il Supremo era solo nella vastità cosmica ed ha creato ogni cosa per superare la sua solitudine, per avere qualcuno da amare. Per questo la creazione viene talvolta definita Liila (gioco) cosmico


Ogni cosa è Brahma

La storia della terra dimostra che gli esseri umani non sono senza causa, essi non sono neanche i primi esseri che sono apparsi sulla terra. La terra si è formata dal sole: all'inizio era solo una palla di fuoco, poi si è raffreddata lentamente, sono comparsi l'acqua e il suolo; sono seguite poi la formazione del regno vegetale ed animale e solo successivamente si sono evoluti gli esseri umani. Gli uomini dipendono quindi dalla terra e non possono essere definiti non causali. Anche il sole che ha dato origine alla terra, però, deve la sua esistenza a certi gas, che a loro volta dipendono essenzialmente da uno dei fattori elementari della materia, il fattore eterico, senza il quale i gas non avrebbero lo spazio per esistere. Quindi, risalendo all'indietro, il fattore eterico è l'origine dei gas, del sole, della terra e quindi degli esseri umani. Poiché abbiamo già detto che ogni essere umano ha una coscienza unitaria (Átman) dobbiamo ammettere che anche il fattore eterico ne abbia una: se il fattore eterico non avesse coscienza come potrebbero gli esseri umani che da questo sono stati creati averla? Il fattore eterico non ha forma, non ha dimensioni, non può essere misurato: è il vuoto, è lo spazio, non c'è in esso alcuna materia, anche se ha la capacità di portare le onde sonore e questa caratteristica lo rende un elemento grezzo e non sottile. L'unica cosa che c'è nell'etere è la coscienza quindi l'etere deve essere fatto di coscienza. La coscienza è in Brahma quindi l'etere, e tutto ciò che da esso deriva, dal sole agli esseri umani, ha origine in Brahma.
Sagun´a Brahma è la causa della creazione dell'universo, o, in altre parole, l'universo ha avuto origine da Sagun´a Brahma e poiché non esiste niente prima di Brahma ed oltre a Brahma, e poiché il mondo non può essere stato creato dal nulla, dobbiamo ammettere che la materia con la quale Brahma ha creato il mondo è se stesso: la creazione è Sagun´a Brahma trasformato in tutto ciò che esiste.
Dobbiamo qui fare attenzione ai termini: dire che Brahma è presente in ogni cosa è un'affermazione scorretta. Se dico che Brahma è presente in questo libro do l'idea che il libro e Brahma siano due entità separate e che Brahma occupi questa seconda entità che esiste indipendentemente. Questo è completamente sbagliato; la cosa giusta da dire è che il libro è Brahma o che Brahma ha assunto anche la forma del libro. Non ci sono due entità separate: Brahma è infinito ed eterno, niente esiste prima od oltre a Lui, ogni granello di polvere è Brahma


Il mondo è un pensiero nella mente di Brahma

Brahma è la causa di tutta la creazione: Prakrti è la forza creatrice e Purus´a è la materia che, nello stato di Sagun´a Brahma, si lascia influenzare da Prakrti, prende infinite forme secondo il volere di Prakrti. Purus´a è la coscienza quindi ogni cosa in questo universo, poiché è fatta dalla materia di Purus´a, ha coscienza; non esiste niente, per quanto sembri grezzo e senza vita che non possegga una coscienza. L'influenza di Prakrti fa sembrare le cose inanimate e grezze ma ogni cosa è una forma diversa della coscienza, una metamorfosi di Purus´a: quanto più è grande l'influenza di Prakrti, tanto più Purus´a appare in forme grezze nelle quali la coscienza sembra essere completamente addormentata.
Abbiamo già visto che Purus´a è un'entità sottile che può essere percepita solo come idea: come è possibile che da una entità sottile emerga l'universo che è grezzo? Bisognerebbe ammettere che i semi dell'universo esistano già in Lui e siano fatti germinare dall'influenza di Prakrti. Se questo fosse vero Purus´a non sarebbe una entità sottile, avendo al suo interno qualcosa di grezzo. Dovremmo allora concludere che l'universo non è mai stato creato perché Purus´a è sottile e non può aver creato da se stesso un universo grezzo? L'esistenza di questo universo è però un dato di fatto che non possiamo ignorare.
Possiamo affermare che l'universo è una proiezione di pensiero di Purus´a: esso prende vita come un'entità immaginaria nella mente di Purus´a, e per la sua creazione non è dunque necessaria alcuna materia grezza.
Che cosa significa immaginare? Quando noi immaginiamo qualcosa, la parte della nostra mente che agisce (Ahamtattva) inizia a funzionare e fa in modo che la nostra materia mentale (Citta) prenda una forma particolare, quella che noi immaginiamo: non c'è bisogno di alcuna sollecitazione esterna perché questo accada, non abbiamo bisogno dei nostri sensi né di qualcosa esterno a noi. L'immaginazione può non essere reale ma Citta ha veramente assunto una forma particolare: il fatto che Citta abbia assunto una forma è una realtà e questa realtà dura finché la nostra attività immaginativa continua.
Abbiamo già visto come la mente umana si formi per l'influenza di Prakrti sulla coscienza unitaria: allo stesso modo Purus´a, in Sagun´a Brahma, essendo influenzato da Prakrti ottiene una mente. Anche la Mente Cosmica, come quella individuale, è formata da Mahatattva, Ahamtattva e Citta. Ahamtattva è la parte della mente che agisce: l'universo è creato da Ahamtattva di Sagun´a Brahma facendo assumere a Citta la forma della creazione. Questa immaginazione è reale fintantoché dura l'attività di immaginare dell'Ahamtattva di Sagun´a Brahma. La mente unitaria è una parte della mente Cosmica e ciò che appare reale alla mente Cosmica è tale anche per la mente individuale. È per questo motivo che, sebbene questo universo sia solo un'immaginazione, esso ci appare come reale.


Il mondo è una verità relativa

Poiché il mondo è un pensiero nella Mente Cosmica, esso è una realtà ma non può essere considerato una verità assoluta (Satya) quanto piuttosto una verità relativa che finirà quando cesserà l'attività immaginativa di Purus´a, cioè quando Prakrti non influenzerà più Purus´a. Purus´a nello stato di Sagun´a Brahma ha moltiplicato se stesso in un numero infinito di coscienze unitarie: per liberarsi dell'influenza del suo Principio operativo, della sua Prakrti, dovrebbe liberare questo numero infinito di coscienze da questa stessa influenza: per quante ne liberi, però, ne resterebbero sempre un numero infinito sotto l'influenza di Prakrti. Per questo motivo la creazione continuerà ad esistere: la possibilità che Purus´a ritiri il suo pensiero e il mondo cessi di esistere non si pone.

Come agisce Prakrti
ì
L'azione di Prakrti che qualifica Purus´a non è un'azione improvvisa che fa subitaneamente emergere la materia grezza da una entità sottile ma è piuttosto un cambiamento progressivo. Prakrti ha tre forze o gun´a attraverso le quali esercita la sua influenza.
La prima forza è Sattvagun´a, la forza senziente, sottile, quella che crea; la seconda è Rajogun´a, la forza mutativa, quella che mantiene; la terza è Tamogun´a, la forza statica, quella che distrugge.
Sattvagun´a è la forza dominante, la prima che agisce su Purus´a: dall'azione di Sattvagun´a su Purus´a emerge Mahatattva che dà a Purus´a il senso di Io esisto; dall'azione di Rajogun´a su Mahatattva emerge Ahamtattva che porta con sé oltre al senso di esistenza, l'idea dell'io che agisce, io faccio; dall'azione di Tamogun´a su Ahamtattva si forma Citta, la controparte oggettiva della mente, quella che crea il risultato delle azioni di Ahamtattva.
Si vede dunque che il flusso dell'evoluzione va dal sottile al grezzo: questi tre aspetti della Mente Cosmica sono tutti sottili ma Mahatattva è il più sottile e Citta è relativamente più grezzo.
Perché Citta, che è un elemento sottile, possa assumere la forma del mondo secondo l'immaginazione di Ahamtattva, essa deve gradatamente assumere la forma di fattori via via più grezzi. Questi fattori rudimentali o fondamentali sono il fattore etereo, aereo, luminoso, liquido e solido. Parallelamente a questi fattori esistono anche cinque tanmátra, cioè cinque forme sottili attraverso le quali i nostri organi di senso possono ricevere la percezione di un oggetto: essi sono il suono, il tatto, l'immagine (la forma), il gusto e l'odore. Più una cosa contiene tanmátra più è grezza; l'assenza di tanmátra rende una cosa sottile.
Per l'influenza di Prakrti su Citta, Citta prende la forma del fattore etereo che ha solo la proprietà di trasmettere il suono, ha cioè un solo tanmátra quello del suono ed è quindi un fattore relativamente sottile; successivamente Citta si manifesta come fattore aereo e ha i tanmátra del suono e del tatto. La trasformazione di Citta continua attraverso il fattore luminoso e liquido fino a quello solido, il fattore più grezzo, che è caratterizzato dalla presenza di tutti e cinque i tanmátra

I due stadi della creazione

Saincara

Il processo attraverso il quale dalla Pura coscienza emergono la Mente Cosmica e i cinque fattori fondamentali della materia si chiama Saincara. In Mahatattva e Ahamtattva cosmici i legami di Purus´a sono molto flebili, Purus´a non ha ancora manifestato alcuna oggettività: entrambi questi stati sono più o meno concetti teoretici. In Citta, invece, Purus´a assume forme oggettive. Nel punto di massima potenza della sua azione, nel fattore solido, Prakrti esercita una influenza così grande su Purus´a che fa apparire la coscienza completamente inanimata, come assente. In questo punto Prakrti ha raggiunto il suo apice: non ha la capacità di influenzare ulteriormente Purus´a nella stessa direzione, di renderlo più crudo o grezzo di quello che è.


Pratisaincara

Nella fase di Saincara non abbiamo incontrato le piante e gli animali: essi sono certamente composti dai cinque fattori fondamentali della materia ma non sono inanimati, sono più sottili del fattore solido. Il fatto che le piante e gli animali, pur essendo fatti dal fattore solido, siano più sottili di questo fattore, suggerisce che la creazione, dopo aver raggiunto la sua forma più grezza nel fattore solido, avanzi verso forme più sottili. Così come progressivamente è diventata più grezza, Citta progressivamente ritorna più sottile.
Che Citta avanzi gradualmente dal grezzo al sottile è infatti dimostrato dall'evoluzione delle piante e degli animali sulla terra: la prima vita vegetale sulla terra è comparsa nella forma di particolari alghe; successivamente sono evolute le piante con foglie e fiori e poi forme semplici di animali e via via forme animali sempre più complesse fino agli esseri umani. Qualcuno è scettico sulla presenza di una forma di coscienza nelle alghe, ma c'è un riflesso di coscienza anche nelle alghe più primitive, mentre nessuno dubita che nell'essere umano ci sia una coscienza chiaramente riflessa. La creazione evolve gradualmente dalle alghe all'uomo: allo stesso modo il riflesso della coscienza diventa gradualmente più evidente finché appare completo negli esseri umani. Il riflesso della coscienza appare minore nelle cose grezze e maggiore nelle cose sottili. In altre parole possiamo dire che il grado di sottigliezza o crudezza indica anche il grado di chiarezza della riflessione della coscienza. Gli esseri umani sono l'espressione finale nel pensiero di Sagun´a Brahma e successivamente a questo stadio c'è solo l'immergersi della coscienza unitaria nella Coscienza Cosmica. Un granello di polvere si trova oggi in uno stato inanimato ma anch'esso evolverà gradatamente fino alla forma umana e poi fino al ritorno in Nirgun´a Brahma, e sempre nuovi granelli di polvere verranno creati da Sagun´a Brahma in un movimento infinito.
Il processo di Pratisaincara è la fase in cui la creazione si muove dal grezzo verso il sottile, avanza verso la forma più sottile cioè verso lo stato di pura coscienza non qualificata, verso Nirgun´a Brahma. In questa fase Purus´a allenta i suoi legami, si sottrae gradatamente all'influenza di Prakrti.


La liberazione dai legami di Prakrti

La completa liberazione dall'influenza di Prakrti è possibile grazie al desiderio e allo sforzo di Purus´a di tornare a Nirgun´a Brahma. Lo sforzo per liberarsi dall'influenza di Prakrti si chiama sádhaná. Fare sádhaná per ottenere la liberazione significa avere un intenso desiderio e fare uno sforzo prolungato per liberarsi dai legami del principio qualificante di Prakrti. Il problema di emanciparsi non si pone in coloro che non hanno coscienza dei loro legami, della loro dipendenza: per la liberazione è necessario essere consapevoli di essere in schiavitù. È per questo che la liberazione è possibile solo quando gli individui sono sviluppati fino al punto da riconoscere ciò che li lega e da essere capaci di trovare il modo di liberarsi. Nel punto di massima espressione di Prakrti, nella materia solida inanimata, l'essere unitario non ha neanche il senso della sua esistenza, non avrà quindi neanche i mezzi per capire i propri legami e desiderare l'emancipazione. Per questo possiamo dire che Sagun´a Brahma aiuta ogni coscienza unitaria a raggiungere la propria liberazione facendola progredire verso forme sempre più sottili ed evolute, nelle quali aumenta sempre più la capacità riflettere la coscienza.

Negli esseri umani la coscienza è chiaramente riflessa ed essi sono in grado di capire la loro sottomissione ed anche di fare un sforzo per portare avanti il sádhaná che li condurrà alla liberazione dai legami di Prakrti.
Lo sforzo dell'individuo per raggiungere la liberazione avviene nei limiti di Sagun´a Brahma: l'individuo si libera dai legami di Prakrti abbandonando gli oggetti esterni, ritraendosi negli stati più sottili della mente e tornando alla Mente Cosmica che lo ha generato.
Quando Citta si ritrae dagli oggetti esterni prende la forma di Ahamtattva come suo oggetto di ideazione. Abbiamo visto infatti che Citta per percepire o concepire un oggetto ne prende la forma: Citta diviene dunque Ahamtattva, si identifica con Ahamtattva. Ahamtattva non può esistere a lungo senza Citta, senza un oggetto su cui esercitare la sua facoltà di agire, così anch'esso, dimenticando l'esistenza fisica, si rivolge all'interno e assume come suo oggetto Mahatattva, nel quale a sua volta si dissolve. In assenza di Citta e Aham, Mahatattva non può mantenere a lungo la sua individualità e si dissolve nel Mahat cosmico dal quale aveva avuto origine nel corso del ciclo di Saincara e Pratisaincara.

Mukti

Questo stato di fusione, di ritorno all'origine, viene chiamato Savikalpa samádhi. In questo stato l'io individuale si fonde con l'io cosmico; il Sádhaka, colui che pratica il Sádhaná, sente di essere egli stesso l'entità Macrocosmica, sente che da sé ha origine ogni cosa e che in sé ogni cosa si dissolve. Se questa realizzazione diventa permanente si ottiene Mukti o liberazione.

Moks´a

Mukti non è ancora lo stato supremo perché in Mukti l'individuo è immerso totalmente in Sagun´a Brahma: egli è come una goccia d'acqua che ha perso la sua individualità fondendosi con l'oceano: le nubi di pioggia si condenseranno ancora dall'oceano per riprendere un ciclo infinito; la sua emancipazione, dunque, non è ancora completa. Lo stato supremo, Moks´a, si raggiunge attraverso il Nirvikalpa Samádhi quando la mente si dissolve completamente nella Pura coscienza, ritorna allo stato di Nirgun´a Brahma, al di là dei gun´a di Prakrti, della mente e di ogni esistenza, dove non esiste alcun sentimento dell'io.
Abbiamo visto che l'Átman o coscienza unitaria, è diversa dal senso dell'io: il senso dell'io è una proiezione della coscienza, una forma diversa che l'Átman assume per l'influenza dei gun´a di Prakrti. Possiamo dire che l'io è come il ruolo assegnato ad un attore sul palcoscenico: finché l'attore (l'Átman) interpreta un ruolo (l'io), egli assume una particolare personalità che dura fin quando dura lo spettacolo; finché l'attore continua ad interpretare quel ruolo egli si identifica in quel ruolo, è quella diversa personalità. Analogamente fino a quando il senso dell'io è l'identità della persona, questa persona sarà diversa dall'Átman: è il senso dell'io che tiene le persone distanti dalla loro anima. Come l'attore una volta cessata la rappresentazione, torna alla sua personalità originaria, così quando la particolare forma assunta dalla coscienza unitaria cessa di esistere, la coscienza unitaria ritorna allo stato di Nirgun´a.

Táraka Brahma

Mukti si ottiene con il sádhaná, con lo forzo intenso e prolungato, e con il desiderio di liberazione: come abbiamo visto è Sagun´a Brahma stesso che crea i legami e che porta al loro scioglimento. Ma chi o che cosa porterà il sádhaka fino a Moks´a? Come si colma la distanza tra Sagun´a Brahma e Nirgun´a Brahma?
Negli Ánanda Sútram Shrii Shrii Ánandamúrti si esprime con questo sloka:

Bhávah Bhávátiitayoh setuh tárakabrahma
Il ponte tra Nirgun´a e Sagun´a è chiamato Táraka Brahma, Brahma che libera.

Sagun´a Brahma è l'operatore di questo universo infinito, è legato da Prakrti, è egli stesso in catene e non può liberare nessuno, non può portare nessuno oltre i suoi confini; Nirgun´a Brahma è completamente al di fuori della creazione, non ha alcun contatto con chi si trova in Sagun´a, né ha alcun desiderio, nemmeno quello di liberare qualcuno. Per questo deve esserci un ponte, un punto di contatto, un punto di tangenza tra i due stati: questo ponte è Táraka Brahma che risiede sia in Nirgun´a che in Sagun´a e che può compiere le azioni di entrambi. Táraka Brahma è colui che pur essendo completamente libero dai legami di Prakrti, accetta volontariamente di essere sottoposto a Prakrti, per un tempo limitato, allo scopo di liberare le coscienze individuali. È solo nel Tantra che il sádhaná di Táraka Brahma è stato distinto da quello di Nirgun´a e Sagun´a ed ha i suoi tratti particolari. Lo spirito di abbandono è ciò che caratterizza questo sádhaná: i sádhaka i rivolgono a Táraka Brahma chiamandolo, Padre, Madre, nostro Tutto. Essi chiedono a Lui di condurli verso la salvezza, si abbandonano fiduciosi nelle sue mani ed Egli li guida, li ama e li aiuta come figli. Per usare le parole di Shrii Shrii Ánandamúrti: " Questo completo abbandono è il Summum bonum di qualsiasi sádhaná spirituale, il solo che può condurre a Lui, dove il declino non è neppure immaginabile. È davvero benedetto colui che ha ottenuto questo completo abbandono in Lui ... (Táraka Brahma non è una figura filosofica, è una creazione del sentimento devozionale)".







giovedì 1 aprile 2010

IL PIANTO DEGLI AGNELLI - SUSANNA TAMARO




Le urla degli agnelli sono un rumore di fondo, uno dei mille rumori che frastornano i nostri giorni. E forse non sapere ascoltare questo lamento è il non saper ascoltare tutti i lamenti — i lamenti delle vittime delle guerre, dei malati, dei bambini torturati, uccisi, delle persone seviziate, abbandonate, dei perseguitati, di tutte quelle voci che invano gridano verso il cielo...





La Pasqua si avvicina. Gli scaffali dei supermercati sono un trionfo di uova di cioccolata di ogni dimensione, di colombe con tutte le possibili varianti — con uvetta, senza uvetta, ricoperte di cioccolata, con lo zabaione — per accontentare i gusti più stravaganti. Da qualche anno poi, alle più tradizionali colombe, si sono affiancati dolci a forma di campane e di agnelli, anche questi in svariate versioni. Per chi vive in campagna, e ha lo sguardo abituato ad osservare ciò che succede nella realtà circostante, la Pasqua è quel momento in cui le gemme sui rami iniziano a ingrossarsi e i peschi e gli albicocchi, spesso temerariamente, schiudono i loro fiori. Le prime lucertole si svegliano e il loro fruscio si sente in prossimità dei muretti mentre le uova dei rospi, avvolte a migliaia da una lunga collana gelatinosa, ondeggiano tra le piante dei laghetti. Nel sottobosco spuntano le primule, le violette, i crochi, le pervinche e il mesto pigolio invernale degli uccelli si trasforma nella grande sinfonia che prelude al corteggiamento.


Il periodo che precede la Pasqua è il periodo in cui la vita si muove nuovamente verso la sua pienezza e, con questa sua forza oggi così poco compresa, spinge anche noi a rinnovarci, ad abbracciare con una nuova visione lo scorrere incerto della vita. Anche molti animali partecipano a questo rinnovamento. La maggior parte dei capretti e degli agnelli nascono con la luna piena di febbraio e, dopo i primi giorni di timidezza trascorsi zampettando dietro l'ombra rassicurante della madre, si lanciano in corse scatenate con i coetanei del gregge. Chi non ha mai visto gli agnellini giocare, non avrà mai un'immagine chiara della gioia che può pervadere la vita. Si inseguono in gruppi, sterzano, cambiano direzione, saltellano sulle zampe anteriori e posteriori, se c'è un punto più alto nel pascolo, una roccia, un tronco abbattuto, un fontanile, fanno a gara a saltarvi sopra e questo per loro è il massimo divertimento, e poi di nuovo riprendono a rincorrersi, ogni tanto si affrontano e si caricano a testate, simulando l'età adulta. Poi le madri li richiamano, e allora è tutto un correre, un raggiungere con misteriosa abilità, tra la folla del gregge, la propria genitrice, uno spingere con testa, un vibrare di codine soddisfatte. Sul pascolo scende allora il tenero silenzio della poppata. Ma poi un giorno, poco prima della Pasqua, mentre gli agnellini pan di spagna sorridono invitanti sui banchi dei supermercati, nelle campagne arrivano i furgoni e caricano i piccoli delle pecore e delle capre. La gioia se ne va dai pascoli e subentrano gli strazianti belati delle madri che per tre giorni corrono incredule da un lato all'altro chiamando a gran voce le loro creature con le mammelle gonfie di latte. Poi, dopo tanta agitazione, sulle campagne scende il silenzio e i pascoli tornano ad essere delle distese brulle in cui i corvi zampettano tra le madri svuotate dal dolore. Intanto gli agnellini, avvolti nel cellophan, sono arrivati nei banconi dei supermercati: interi, a pezzi, o solo la testa, che pare sia una prelibatezza. Non posso non sussultare quando vedo, schiacciati dalla pellicola, quegli occhi opachi e quei dentini che già strappavano la prima erba.


L'altro giorno mi ha chiamato un'amica che lavora vicino al mattatoio. « Mi sono messa i tappi, ma non serve a niente. Vengono scaricati ogni giorno, a centinaia, e urlano con voci da bambini, disperate, rauche, in preda al terrore, ma, a parte me, nessuno sembra farci caso. In fondo ogni anno è così. È la vita, è la tradizione, è Pasqua e questo è il rumore della Pasqua ». Già, perché la Pasqua è soprattutto un pranzo tradizionale, una mangiata di quelle che si fanno di rado, con l'abbacchio trionfante in mezzo alla tavola, un abbacchio ridotto a prelibatezza culinaria, a segno di una cultura gastronomica mai tradita, spogliato da ogni valenza che superi il tratto gastrointestinale. Ma in quei belati, in quelle urla, in quella vita che è pura innocenza, non è forse celata la domanda più profonda sul senso dell'esistere? Perché la morte irrompe e devasta, senza guardare in faccia nessuno. Nella nostra società così asettica e così impregnata di onnipotenza, lo dimentichiamo un po' troppo spesso, ma dimenticare l'ingombrante presenza della morte vuol dire abdicare, fin da principio, al senso della vita. Quando la morte scende su uno dei miei animali, gli altri fanno dei lunghi giri per non avvicinarsi al corpo, per non guardarlo e, per qualche giorno, il loro comportamento cambia, diventa stranamente assente, come se qualcosa, al loro interno, all'improvviso avesse cominciato a vibrare in modo diverso. La contemplazione della morte non può non provocare un profondo senso di timore, timore per quell'occhio brillante che improvvisamente diventa opaco, per quel vivo tepore che si trasforma in fredda rigidità. È per questa ragione che tutte le culture dell'uomo hanno sviluppato dei rituali di macellazione per rendere questo passaggio meno temibile — temibile per l'animale, ma temibile soprattutto per noi, temibile per la potenza evocativa racchiusa nel sangue che scorre.


Ma in una società come la nostra, totalmente profana, in cui nulla è più sacro e gli unici timori concessi sono legati alla materia, la catena di morte del macello non è che una realtà tra le altre. Le urla degli agnelli sono un rumore di fondo, uno dei mille rumori che frastornano i nostri giorni. E forse non sapere ascoltare questo lamento è il non saper ascoltare tutti i lamenti — i lamenti delle vittime delle guerre, dei malati, dei bambini torturati, uccisi, delle persone seviziate, abbandonate, dei perseguitati, di tutte quelle voci che invano gridano verso il cielo. È anche il non saper ascoltare il nostro lamento, di persone sazie, annoiate, risentite, incapaci di vedere altro orizzonte oltre quello del nostro minuscolo ego, incapaci di interrogarci, di affrontare le grandi domande e di accettare il timore che, da esse, inevitabilmente deriva. Sdraiati sul comodo divano della teodicea, continuiamo a ripetere che Dio non può esistere perché permette il male degli innocenti e questo assunto ci placa, ci quieta, ci mette dalla parte della ragione, proteggendoci dall'insonnia delle notti e dall'angoscia straziante del dolore del mondo. Quanti orrori — e quanti errori — derivano da quest'immagine di Dio onnipotente , da quest'idea di un Dio con la barba, seduto su una nuvola, parente stretto di Zeus, con i fulmini in mano, pronto a scagliarli sugli empi della terra. L'onnipotenza di questa società ipertecnologica, non deriva forse proprio da questo? Dio non è onnipotente, come ci aveva promesso, e dunque diventa nostro compito assumerci l'onnipotenza, raddrizzare le cose storte in cose dritte, creare il paradiso in terra, un paradiso in cui la giustizia finalmente trionfa, grazie alle nostre leggi. Il paradiso in terra però, come già abbondantemente ci hanno mostrato le tragedie del Novecento, ben presto si trasforma nel suo opposto perché, quando l'uomo crede di agire unicamente secondo i principi assoluti della ragione, sta già srotolando un reticolato e prepara potenti luci al neon per illuminare ogni angolo della prigione.


Forse il pianto delle migliaia di agnelli immolati per routine consumistica in questi giorni non è che il pianto di tutti i milioni di vite innocenti che ogni giorno in modi diversi, da che mondo è mondo, vengono stritolate dal male. E quel pianto che si alza verso il cielo senza ottenere risposta, ci suggerisce forse che il passaggio, la vera liberazione — la vera Pasqua — è proprio questa. Sapere che Dio non è onnipotente, ma, come Agnello, condivide la stessa nostra disperata fragilità. E solo su quest'idea — sull'idea che condividiamo la fragilità, che le tue lacrime sono le mie e le Sue sono le nostre — si può immaginare un mondo che non scricchioli più sotto il delirio dell'onnipotenza ma che si incammini nella costruzione di una vera umanità.


Susanna Tamaro

Fonte: corriere.it

Per molti la Pasqua è una festa di paura.
Ogni anno milioni di agnelli vengono sacrificati sulle nostre tavole, per la gioia del palato . Lalternativa cè: un menu vegetariano. Scegliendolo, non solo potrai provare nuovi piatti più sani e gustosi, ma potrai salvare la vita ad uno, cento, mille agnelli!
Ecco cosa ci direbbe un piccolo agnello, se solo potessimo ascoltare il suo disperato pianto:
Uomo ascolta le mie parole, apri il cuore al mio pianto. Arriva la Pasqua, per te festa di primavera e di rinascita spirituale, per me, piccolo agnello nientaltro che terrore, dolore, morte.
Mi separano dalla mamma ad appena un mese di vita, quando solo per poche settimane ho il privilegio di brucare lerba madida di rugiada sulle colline, di succhiare il dolce latte della mamma, di dormire accanto a lei, protetto dal suo tepore. Allora penso, come è bella la vita di un agnello! Non posso ancora immaginare il mio tragico destino e quello che toccherà a Pasqua a milioni di agnellini come me
Vengo rapito improvvisamente, caricato su un camion e condotto verso un allucinante viaggio di morte, in cui non potrò riposare, bere, mangiare, avrò freddo e tanta paura. Trasportato per centinaia di km giungerò alla meta finale, il macello, dove vedrò i miei compagni agonizzare e quando arriverà il mio turno, mentre urlerò di paura mi sgozzeranno, la mia morte sarà lenta e atroce, perché ancora vivo resterò appeso a testa in giù per alcuni minuti fino a che lultima goccia di sangue sarà uscita dalle mie vene. così la mia carne diventerà per te più tenera e delicata. Solo allora i miei occhi mansueti resteranno immobili e vitrei, nella ricerca di unultima risposta: se tu uomo, potessi vedere quanto soffro per diventare la tua prelibata pietanza pasquale, avresti ancora cuore di mangiarmi?







E ORA GUARDA QUESTO VIDEO E POI NON SO SE RIUSCIRAI MAI A DIMENTICARLO...