sabato 28 febbraio 2009

IL RUMORE DEL TRAFFICO DANNEGGIA IL CUORE




Il rumore del traffico danneggia il cuore

Chi vive in aree di forte inquinamento acustico rischia l'infarto in misura maggiore di chi sta in zone silenziose

MILANO
Clacson strombazzanti all'ora di punta, l'urlo delle sirene di ambulanze e auto della polizia anche di notte, frenate improvvise, rombo di motori e quel continuo ronzio in sottofondo: tutti rumori assai familiari per quanti abitano in prossimità di strade altamente trafficate, e che proprio a causa dell'elevato inquinamento acustico mettono in rischio la salute. A rimetterci di più è ancora una volta il cuore.

LO STUDIO
http://www.livescience.com
È uno studio condotto a Stoccolma dagli scienziati del Karolinska Institute a spiegare come il fatto di vivere in contesti urbani in cui si è continuamente sottoposti ai rumori del traffico possa danneggiare il muscolo cardiaco in modo anche grave, aumentando considerevolmente il rischio di infarto.

I DATI
Gli esperti svedesi hanno studiato la storia clinica di oltre 1.500 abitanti della città di Stoccolma colpiti da infarto nel periodo 1992-94 (338 dei quali deceduti) e hanno confrontato i dati con quelli relativi a un campione di oltre 2mila individui selezionati casualmente tra i cittadini. Ogni individuo è stato associato al proprio indirizzo di residenza e alla stima del livello di inquinamento acustico di quella specifica area, e per ciascuno sono state raccolte anche informazioni relative all'esposizione ad altri fattori di rischio, come quelli già noti correlati all'inquinamento atmosferico.

DA 50 DECIBEL IN SU
Una volta esclusi dall'analisi tutti i soggetti con deficit uditivi o regolarmente esposti ad altre fonti di rumore, i ricercatori hanno potuto stabilire che c'è un 40% di probabilità in più di avere un infarto qualora si conviva con un livello di inquinamento acustico da traffico superiore ai 50 decibel. E considerando che, mediamente, su una strada a traffico intenso si registrano tra gli 80 e i 100 decibel, appare chiaro che la soglia è davvero bassa.

APPROFONDIMENTI
Il professor Goeran Pershagen, che ha guidato la ricerca, ha spiegato che «è necessario svolgere altri studi prima di poter stabilire una correlazione definitiva tra i due fattori analizzati», pur sottolineando che «i risultati ottenuti dall'indagine sono avallati da altri studi in cui è dimostrato come il rumore possa influire sul sistema cardiocircolatorio». Ed è ancora Pershagen a invitare gli amministratori cittadini a tenere comunque in considerazione i dati emersi dallo studio di Stoccolma al momento dell'elaborazione di nuovi piani urbanistici.

Alessandra Carboni

www.corriere.it

giovedì 26 febbraio 2009

MILANO - CLOWN FESTIVAL 2009





“Milano clown festival 2009″.
Dal 26 al 28 febbraio dalle 15 di pomeriggio fino a notte fonda le vie del quartiere Isola di Milano sono invase dai clown e dagli artisti di strada. Il tema di questa edizione, organizzata come sempre dalla Scuola di Arti Circensi di Milano, è la Donna e il Clown.
Per informazioni 02 66013484, www.milanoclownfestival.tk


Per acquistare il DVD "Vivere la gioia" puoi contattare info chiocciola apnu.net

mercoledì 25 febbraio 2009

lunedì 23 febbraio 2009

SE N'E' ANDATO CANDIDO CANNAVO', SIMPATIZZANTE DELL'APNU.





Il giornalista ed ex direttore de "La Gazzetta dello Sport" Candido Cannavò è morto domenica mattina a Milano all'età di 78 anni.
Era simpatizzante dell'Associazione APNU a cui aveva donato molte copie del suo ultimo libro "Pretacci" per sostenere la nostra attività.
Chi desidera acquistare il suo libro può scrivere a info chicciola apnu.net.
Grazie Candido...un saluto dal cuore.

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Era in coma da giovedì scorso, quando aveva accusato un malore mentre era in redazione. Le sue condizioni erano subito apparse gravissime.
Se ne è andato così, Cannavò. Lavorando. Come faceva ininterrottamente dal 1949. In quell'Italia ancora lontana dal boom e alle prese con i primi anni del dopoguerra, il giovane Cannavò aveva deciso di intraprendere l'avventura giornalistica.

A 19 anni, seguendo lo sport. Amore di un'esistenza intera. La Gazzetta, quel giornale inconfondibile, segnato dal colore rosa e dall'unicità del tema lo aveva assunto nel 1955. Corrispondente da Catania, prima di prendere l'abbrivio e seguire Mondiali, Olimpiadi, Giri d'Italia e Tour de France. Spirito itinerante, polemista acceso senza mai dimenticare garbo e gusto per il dialogo, Cannavò scalò posizioni e divenne prima vicedirettore nel 1981 e poi direttore nel 1983.

Capello bianco dopo capello bianco, Cannavò raccontò l'epopea del mundial spagnolo del 1982, salvifica operazione e trionfo liberatorio per una nazione riemersa da un decennio terribile, divenendo amico di alcuni dei principali artefici di quel successo, a partire da Enzo Bearzot, l'allenatore con la pipa. Il padre di quella spedizione.

Cannavò consolidò il giornale, lo traghetto a vendite mai toccate in precedenza, aprendolo a nuovi canali comunicativi. La multimedialità non lo spaventava, il richiamo del passato, pur presente in non velate nostalgie per un'epoca che non sarebbe più tornata, non lo inchiodava al ricordo. Viveva nel presente, Cannavò. Entusiasta, instancabile, capace di commuoversi (ricordava la tragica serata dello stadio Heysel, come il peggior episodio della sua carriera) e generoso con i colleghi più giovani e meno conosciuti, cui non negava mai tempo e disponibilità per interviste. Sapeva raccontare Cannavò. Ogni frase aveva un impianto scenico, bastava perdersi, certi di non annoiarsi.

L'ultima passione, quella per i più deboli, l'aveva portato a contatto con l'universo carcerario, con i preti di strada e con il mondo dei disabili. Era un meridionale fiero delle sue origini. Consapevole del ruolo degli ultimi. Sempre pronto, in cuor suo, a cambiare ordini di arrivo decisi da altri. Gianni Agnelli, che gli voleva bene, scrisse un'epigrafe anticipata. "Non sapremo mai ciò che la medicina ha perso (Cannavo sarebbe potuto diventare medico ndr) ma sappiamo quanto ci ha guadagnato lo sport e noi con lui". Oggi lo sappiamo. Perdiamo tanto. Ciao, Candido.




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mercoledì 18 febbraio 2009

ALLERGIE PRIMAVERILI E NATUROPATIA



Sintomi simili all'influenza, stanchezza, occhi arrossati, rinite allergica, asma, difficoltà di concentrazione. L' allergia primaverile può arrivare a rendere quasi impossibile la vita di chi vi è colpito. Cosa possiamo fare?

Tutti gli anni la solita storia: sintomi simili all'influenza, stanchezza, occhi arrossati, rinite allergica, asma, difficoltà di concentrazione e così via. Chi ne soffre ne sa qualcosa: proprio così, l'allergia primaverile può arrivare a rendere quasi impossibile la vita di chi vi è colpito. E' difficile uscire per una tranquilla passeggiata in mezzo al verde, è difficoltoso concentrarsi a lavoro, è difficile riposare la notte. Cosa possiamo fare?

Intervenire con la Naturopatia

La Naturopatia, come mezzo di approccio, tende a voler riportare sempre l'equilibrio laddove il medesimo non esiste più. Nella fattispecie l'allergia è rappresentata da uno squilibrio del nostro sistema immunitario che riconosce come “antigene” delle sostanze che invece non dovrebbero esserlo: si ha pertanto uno squilirbio a livello del “piatto” TH1-TH2 del sistema imunitario. Per spiegarci meglio possiamo dire che il nostro corpo, di conseguenza, reagisce a ciò che viene percepito come una minaccia, ovvero l'allergene, producendo alcune sostanze note come istamine (da qui l'assunzione degli ormai famosi farmaci antistaminici nel periodo allergico). Queste ultime scatenano nell'organismo una serie di reazioni tra cui difficoltà respiratorie, congestione nasale, ipersecrezione di muco, rash e lesioni cutanee, cefalea. Queste reazioni sono più che normali e utili se si tratta di reale minaccia perchè constribuiscono ad intrappolare ed espellere il virus. Nel caso dell'allergia, invece, il fisico reagisce in modo esagerato ad un agente innocuo. Tra i fattori scatenanti dell'allergia vi sono muffa, polvere, polline di alberi, erba o fiore, forfora animale, piume, veleno di insetti, metalli (per esempio il nichel), prodotti chimici per la casa ed alcuni cosmetici. Un'eccessiva produzione di muco può altresì essere peggiorata da un'alimentazione scorretta. Una ulteriore causa potrebbe essere la compromissione del sistema immunitario a causa di stress in eccesso. Una stretta relazione vi è poi tra allergia ed equilibrio intestinale.

l naturopata professionista sarà in grado di offrire un'adeguata assistenza a chi a lui si rivolge non puntando il dito sui sintomi, di competenza medica, ma sulle cause prime. Ecco quindi che l'intervento mirerà a riequilibrare il sistema immunitario con metodiche naturali. Ad oggi abbiamo ottimi riscontri nel campo delle allergie intervenendo con piante immunomodulanti ed oligoelementi appropriati. A questo può venire associato un trattamento intestinale mirato e specifico per ogni soggetto che punta a ripristinare il corretto equilibio nella flora batterica intestinale.

Attenzione agli alimenti

Si interverrà poi anche a livello alimentare, perchè gli alimenti possono avere un ruolo di primaria importanza nella produzione di muco, nel rafforzare il sistema immunitario e per evitare concause che accentuino i sintomi allergici. Un buon consiglio, per esempio, sarà quello di bere da un litro e mezzo a due litri di acqua al griono per fluidificare il muco. Cibi che dovrebbero essere assunti con cautela sono sicuramente latticini, cibi fritti e trasformati industrialmente, farine raffinate, cioccolate e uova. Inoltre, visto che l'anomala reazione immunitaria affatica molto l'apparato digerente, sarà necessario gravare su di esso il meno possibile.

Il periodo migliore per intervenire

L'intervento naturopatico dovrebbe essere effettuato il prima possibile, anche diversi mesi prima del periodo critico per le allergie, in modo da “preparare” adeguatamente il sistema immunitario e cercare di riequilibrarlo quando non è ancora impegnato a fronteggiare la reazione allergica. Rivolgersi con fiducia al proprio naturopata di fiducia farà sicuramente la differenza.

Dr. Alen Camisassi

www.naturopataonline.org

PUSHKAR, LA CITTA' VEGETARIANA


La prima cosa che colpisce di Pushkar, nel cuore del Rajahstan a otto ore di macchina da Delhi, è che all'ingresso della città c'è un vero e proprio check point, con tanto di sbarra. Niente di particolarmente tecnologizzato, sia chiaro. Un gruppo di uomini stanno dentro una baracca, altri passano la giornata stravaccati vicino al passaggio delle auto. All'ingresso si paga un dazio simbolico di cinque rupie (13 centesimi di euro). Con l'impegno di non portare dentro niente che sia impuro. Niente alcol, niente droghe, niente uova e - soprattutto - niente carne macellata. Da questa porta si entra e da questa si esce. Non ci sono scorciatoie, né vie alternative per entrare in una delle città sante dell'induismo. Pushkar è una città incantata, dalle case coloratissime nel quartiere del mercato, e bianchissime quando affacciano sul lago, il fulcro di tutto. Gli abitanti raccontano che il lago sia nato da una lacrima di Brama, una delle più venerate divinità induiste. E qui sorge l'unico tempio indù al lui dedicato di tutto il mondo. Per gli induisti che venerano Brama, Pushkar è una sorta di Mecca. Un pellegrinaggio da fare, almeno una volta nella vita.

Ventimila abitanti e la bellezza di mille templi. Molti di questi privati. Il più antico ha ottocento anni. A dispetto di tutto quanto accade nelle altre città indiane, a Pushkar regna la pace, e il silenzio. Poche centinaia di metri dopo aver pagato il biglietto per entrare nella città santa, è necessario lasciare la macchina. Per il resto, è una città quasi pedonalizzata. Circolano solo gli scooter e le moto, i risciò a pedali e qualche touk touk, gli Ape a tre ruote riadattati per il trasporto delle persone. Il mezzo di locomozione preferito da tutti - abitanti e turisti - è la bicicletta. A Pushkar si sente il silenzio, e questo regala alla città quel mistero mistico e magico che - ancora oggi - continua ad attrarre gente «in cerca di India» da tutto il mondo. Pushkar si presenta come l'India viene rappresentata. Polverosa eppure romantica, con le fogne a cielo aperto e allo stesso tempo delicata e affascinante. La città, il cui nome deriva dell'unione delle parole «fiore» (push) e «mano» (kar), è invasa dei contadini dei villaggi circostanti che vengono a vendere le verdure dei loro orti. Frutta e verdure vengono vendute a ogni angolo di strada, messe in bella mostra direttamente sulla strada sporca e polverosa. Per le strade e nelle vie del mercato, le scritte in ebraico invitano i tantissimi turisti e viaggiatori israeliani. Ogni ristorante promette un menù italiano, con tanto di «spagheti bolognesi», e uno israeliano. Per le strade, tra i negozi e templi, le guest house e gli «yoga center», a essere maggioranza sono gli animali. Cammelli, scimmie, macachi, mucche, vitelli, cani, capre, tutti per strada, a giro dalla mattina fino al momento magico della sera, quando la spazzatura di una giornata viene raccolta ed offerta loro come dono.

E poi ci sono i Gat. Le scale che portano al lago. Luogo di preghiera e di purificazione, territorio di commerci per i falsi bramini desiderosi di recitare per te una preghiera in cambio di qualche rupia, teatri a cielo aperto al tramonto quando le puja, le preghiere e i canti purificanti delle sera, trasformano il lago in uno spettacolo di musica e statue di luce che danzano. E poi luogo di grande raccogliemento all'alba, durante i bagni di purificazione che avvengono a qualunque temperatura, con ogni condizione meterologica, a dispetto di un inquinamento fortissimo che fa del lago di Pushkar, un lago senza ossigeno. I Gat che vengono rigorosamente regolamentati. Soprattutto è proibito percorrere le scale che portano al lago con le scarpe. E farlo scalzi, tra le feci di scimmie e mucche, è un'impresa.

Ma le iscrizioni stampate sui muri ogni pochi metri ricordano che è proibito l'uso di droghe, di alcol e di cibo che non sia rigorosamente vegetariano. Questi comportamenti, a Pushkar, la città santa, la città di Brama, sono un dogma. Tra l'altro la città si trova a pochissimi chilometri di Ajmer che, neanche a dirlo, è la roccaforte dell'islam indiano. Per i 150 milioni di musulmani indiani, Ajmer è l'altra Mecca, città santa da visitare almeno una volta nella vita, soprattutto per la presenza del Dargah, il santuario musulmano costruito intorno al mausoleo di Khwaja Moinuddin Chisti, un derviscio che fondò in India l'ordine dei Sufi nel 1166. Le due città - Pushkar e Ajmer - simboli dell'induismo e dell'islam indiano, convivono fianco a fianco in pace. Ma un bramino - desideroso di decantare le lodi della convivenza tra islam e induismo - non ha esitato a dirci che «se troviamo qualcuno che mangia carne, dopo aver ammazzato una mucca, lo ammazzeremmo senza pensarci su due volte».

La mucca è dio. La carne, a pranzo o a cena, è proibita a Pushkar, da sempre. Nei tanti ristoranti e negli alberghi, è possibile trovare i piatti tradizionali della cucina indiana. Pakora, il riso con ogni verdura possibile, il pane - naan - con il burro, le patate, o vari tipi di erbe. E poi i piatti cinesi, lo hummus tipico della cucina israeliana, addirittura la pizza, persino migliore di tante pizze che è possibile mangiare in Europa. Ma la carne no, mai. Né in albergo, né al ristorante, né nelle case private. Pushkar è una città interamente e integralmente vegetariana. La carne è proibita e la proibizione è reale.

Gran parte della vita sociale, soprattutto per gli stranieri, si svolge ai piani più alti. Sui tetti delle case i ragazzi e bambini giocano dalla mattina alla sera con gli aquiloni. Gli adulti invece si ritrovano per parlare, aggiustare una sedia rotta, mangiare. I ristoranti sono quasi tutti all'ultimo piano di un edificio, magari con vista lago, comunque lontano dal movimento e dal controllo sociale delle strade. E qui, si scopre di poter trovare tutto. In uno offrono birra, in un altro invece c'è il vino, anche di produzione indiana, oppure francese. E poi, in tutti quei luoghi di ritrovo giovanili, dove la clientela è ancora una volta in larga parte israeliana e italiana, è il cameriere stesso a proporre hashish da fumare, insieme alle altre pietanze del menù. Alla fine, anche a Pushkar si trova tutto. Si beve, si fuma droga. Tutto o quasi. La carne da mangiare, di qualunque animale, resta il tabù. Niente capra, niente montone, niente pollo tandoori. «Quella roba, qui, non la troverai mai», ti dice il cameriere che ti ha appena portato una birra e che sta provando a contrattare con te la vendita di 10 grammi di hashish. «Qui a Pushkar nessuno mangia carne. Non si vende, non si compra, non si cuicina, non si mangia». Benvenuti a Pushkar, Rajasthan occidentale, la città vegetariana.

Raffaele Palumbo
11 febbraio 2009

domenica 15 febbraio 2009

lunedì 9 febbraio 2009

DALAI LAMA A ROMA PER CITTADINANZA ONORARIA - INTERVISTA TG2

ROMA - E' arrivato a Roma per ottenere la cittadinanza onoraria il Dalai Lama, apparso sorridente e in buona forma, dopo il ricovero dei giorni scorsi a New Dheli. La cerimonia che lo farà diventare cittadino romano è fissata per domani in Capidoglio, dove il leader spirituale del tibet sarà accolto dal sindaco di Roma Gianni Alemanno e parteciperà ad una seduta straordinaria del consiglio comunale, poi, il XIV Dalai Lama e premio Nobel per la pace Yeshe Tenzin Gyatso, farà una tappa a Venezia e, quindi, in Germania, a Baden Baden, per ricevere un premio. La decisione di conferire al Dalai Lama la cittadinanza era stata adottata dal Consiglio comunale di Roma a settembre con una mozione approvata a stragrande maggioranza, motivata dal "suo impegno internazionale per trovare una soluzione pacifica per il Tibet e per aver diffuso il principio della riaffermazione dei diritti umani e della pacificazione fra i popoli". Il sindaco parlò "di atto importante che riconosce una tradizione culturale millenaria, il diritto di un popolo che oggi non trova riconoscimento e l'apprezzamento per un atteggiamento ispirato alla non violenza e che evita forme conflittuali".

Il Dalai Lama è giunto a Roma nel pomeriggio e, all'Aeroporto di Fiumicino è sceso per primo dalla scaletta dell'aereo: sorridente, in buona forma, secondo la tradizione tibetana, ha baciato una sciarpa bianca che gli veniva offerta poi ha salutato cordialmente i presenti, stringendo la mano anche ad alcuni operatori aeroportuali e accennando un saluto militare ai carabinieri e ai poliziotti. Accolto dal direttore del 'Leonardo da Vinci' e dai funzionari del Comune di Roma, si poi è trasferito con una Lancia grigia scortata da una staffetta della Polizia all'Hotel Exedra di Roma, dove è solito alloggiare. Il leader spirituale tibetano inizierà la giornata romana incontrando i 120 deputati e senatori, appartenenti a tutti gli schieramenti politici, dell'intergruppo parlamentare per il Tibet.

L'ultima visita del Dalai Lama in Italia, avvenuta in occasione dell'apertura dell'VIII summit mondiale dei Premi Nobel per la Pace risale al dicembre 2007 quando, in concomitanza con la crisi cino-tibetana, era stato ricevuto al Senato e alla Camera ma senza nessun incontro con membri del Governo e senza udienze in Vaticano, dove era stato annullato un incontro con Ratzinger.




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La modernità ha fallito. Bisogna costruire un nuovo umanesimo, altrimenti il pianeta non si salva.
— Albert Einstein

domenica 8 febbraio 2009

AUTISMO E POLIO: COLPA DEI VACCINI ?


Di Marcello Pamio - 1 dicembre 2008
Da: http://www.disinformazione.it

Dal 21 al 23 novembre scorso si è svolto a Verona l’ottavo Congresso nazionale di medicina omeopatica, organizzato dalla Scuola di Medicina Omeopatica di Verona (http://www.omeopatia.org/).
Numerosi sono stati gli ospiti invitati a relazionare, ma il mio interesse era rivolto principalmente ai primi due interventi di sabato mattina: dr. Roberto Gava e prof. Gianfranco Domenighetti (vedi: “La diagnosi precoce? Un metodo, furbo, inventato per farci ammalare”).

Roberto Gava è medico chirurgo omeopata con specializzazione in farmacologia e tossicologia: una autorità nazionale in ambito vaccinale e autore di decine di pubblicazioni scientifiche (vedi elenco).
Il titolo della sua relazione era “Le vaccinazioni pediatriche: etica e potere delle vaccinazioni”.

Quasi impossibile riassumere una conferenza di circa 1 ora, con decine di grafici e centinaia di dati ufficiali, ma quello che merita una sottolineatura è il concetto stesso di vaccinazione.
“Potremo accettare – ha detto Gava - le vaccinazioni eseguite in un certo contesto … nel rispetto di bisogni, disponibilità, volontà e libertà di scelta del soggetto (libertà), dopo aver tenuto un vero consenso informato (informazione).

“Mentre dovremo essere contrari alle vaccinazioni se vengono eseguite come imposizione coercitiva (obbligo), secondo acquisizioni mediche obsolete non più accettabili (… ‘le vaccinazioni fanno solo bene e non si discute’) …senza rispetto di bisogni, disponibilità, volontà e libertà di scelta del soggetto e senza aver ottenuto un vero consenso informato.”

Vediamo qual è la situazione vaccinale in Italia:

- Sono obbligatorie per legge, ad eccezione di qualche regione tra cui il Veneto... (ma nella libertà terapeutica ognuno può rifiutarsi di vaccinare i propri bambini);
- Sono massificate e non personalizzabili in base all’età e allo stato di salute del bambino;
- Non viene fornita ai genitori alcuna informazione utile sul rapporto rischi-benefici;
- I vaccini sono un costo enorme per il Sistema Sanitario Nazionale, quantificabile in circa un miliardo di euro;
- I bambini sono sempre più cagionevoli di salute (intolleranze, allergie, ecc.)
- L’autismo nei bambini è in costante aumento.

L’autismo … sta diventando una vera e propria piaga sociale: 1 bambino su 160 nel mondo ne risulta affetto! Secondo il prestigioso “Lancet”, il rischio di nascere oggi con queste problematiche è molto più alto rispetto il passato.
Nell’ultimo decennio nella sola California si è riscontrato un aumento del 276% di nuovi casi.
“Gli stessi FDA e i CDC statunitensi hanno finanziato ben tre studi sull’autismo: i dati hanno dimostrato la correlazione tra mercurio e autismo, tra vaccini e autismo, ma nessuno ha raccolto questo messaggio”.[1]

Perché? Cui Prodest? Il numero di studenti autistici presenti nelle scuole americane (età 6-21 anni), dall’anno scolastico 1991-92 al 2001- 02, ha evidenziato un aumento del 1700% [2]

Qual è la causa di un tale aumento? Il mercurio? Il livello del mercurio considerato limite massimo accettabile (oltre il quale si parla di tossicità per la salute umana) è di 0,1 microgrammo/chilo/die e quindi per neonati di 3 mesi di vita (circa 5 kg di peso corporeo) è di 0,5 microgrammi/die.

Secondo i dati americani, negli anni ‘50-’70 la dose totale di mercurio che veniva inoculata per ciclo vaccinale era di 25-50 microgrammi. Negli anni ’80, la stessa dose per ciclo vaccinale era invece di 75 microgrammi.

Nel 1999, negli USA, sono arrivati a somministrare anche a 275 microgrammi di mercurio per ciclo vaccinale! L’aumento dell’autismo e questo crescente aumento del mercurio vaccinale (dovuto ad un sempre crescente aumento del numero dei vaccini pediatrici) sono una semplice coincidenza o sono fortemente e direttamente correlati indicando che il mercurio contenuto nei vaccini è espressione di un chiaro danno vaccinale?

E in Italia, come siamo messi? “A Taranto, negli ultimi 10 anni, l’aumento di bimbi autistici è di circa il 50% rispetto agli anni precedenti, mentre negli ultimi 20 anni tale aumento è stato del 100%”.[3]

“Studi americani – continua l’estero dell’Asl - dicono che la diossina può essere responsabile di irrequietezza, disturbi di apprendimento, disturbi dello spettro autistico e quindi della relazione”[4].
Oltre alla cancerogena diossina esistono serie correlazioni tra metalli pesanti velenosi come mercurio e alluminio contenuti nei vaccini pediatrici (anche in quello antinfluenzale) e patologie gravi come l’autismo.

Per le altre malattie infettive pediatriche (morbillo, vaiolo, tubercolosi, polio, ecc), il dr. Gava, con dati ufficiali alla mano, ha dimostrato la fallace spiegazione pseudo-scientifica che vorrebbe farci credere che il miglioramento della salute si è ottenuto solo grazie ai vaccini, dimenticandoci di dirci che le campagne vaccinali sono iniziate quando le norme igienico-sanitarie erano profondamente migliorate

I grafici dell’andamento epidemiologico lo dimostrano in maniera inequivocabile.
Tanto per ricordare, in molti Paesi del Terzo Mondo (Africa in particolare) la poliomielite è iniziata dopo la vaccinazione di massa, mentre prima c’erano solo casi sporadici.

Lo stesso è accaduto in Albania: dopo le vaccinazioni di massa nel 1996 ci sono stati 76 casi di polio tutti causati dal vaccino orale di Sabin! “Non ha più senso – continua Gava - la vaccinazione contro la polio in Europa, anche perché dal 2002 l’OMS ha certificato il nostro Continente come ‘Polio Free’, cioè senza più virus selvaggio della poliomielite”.

Eppure, nonostante il vaccino orale contro la polio in America ed Europa sia stato tolto, si continua a vaccinare in Africa, Asia e India con quel tipo di vaccino … e non a caso la polio avanza!
Si pensi anche alla situazione indiana: i casi di paralisi flaccida acuta da polio sono in continuo aumento, perché l’incidenza della malattia è aumentata dai 3.047 casi del 1997, quando è stato iniziato il PEI (Polio Eradication Initiative, cioè la campagna di vaccinazione di massa), ai 27.000 casi del 2005 e per di più la malattia ha colpito bambini vaccinati.[5]
Credo sia chiaro per tutti.

Cosa possiamo fare noi genitori per diventare veramente responsabili delle nostre scelte e/o decisioni? Il buon senso porta a concludere che:

1) Quando portiamo a vaccinare i nostri piccoli (3 e 6 mesi) ci faranno firmare il consenso informato, cioè saremo noi genitori a prenderci tutte le responsabilità di eventuali effetti e/o reazioni avverse (sclerosi multipla, diabete mellito insulino-dipendente, autismo, ritardo mentale, ecc.) e non il medico che esegue l’iniezione o la Asl che la impone secondo legge.

Perché non chiedere al medico di firmare anch’egli una dichiarazione in cui garantisce che a nostro figlio non accadrà nulla di male, così come sostengono i fogli informativi sui vaccini distribuiti dalle Asl?
Forse e dico forse, assisteremo ad un totale e assoluto diniego, perché probabilmente non esiste un solo medico che potrà firmare quella carta, anche se i vaccini vengono reclamizzati come “sicuri” e “utili”.

2) E’ utile sapere che la legge impone come obbligatori 4 vaccini, mentre le Asl hanno a disposizione l’esavalente, cioè il vaccino contenente ben 6 diversi vaccini (costa molto di più, per la gioia dell’americana Big Pharma e della nostra Farmindustria ed è assai più pericoloso per la salute del neonato perché le dosi sono maggiori).

Se vogliamo rispettare la legge e vaccinare nostro figlio, abbiamo almeno il diritto di chiedere che gli siano inoculati solo i 4 vaccini obbligatori e in dosi separate (cioè 4 inoculazioni a distanza).
Se questi vaccini non sono disponili, come spesso accade, le Asl dovranno ordinarli facendo guadagnare un po’ di tempo ai nostri bambini.

Questo permetterà loro di crescere, riducendo gli eventuali problemi legati ad un sistema immunitario ancora in formazione. Ricordo che a 3 e 6 mesi il sistema immunitario è immaturo, mentre è diverso il discorso ad 1,5 - 2 anni di età.
Marcello Pamio

[1] Dottor Roberto Gava
[2] Idem
[3] “Puglia. Autismo in forte aumento a Taranto, colpa della diossina? Salvatore Pignatello della Asl Ta/1
[4] Idem
[5] Editorial. Drop in the Ocean. The Times of India. 23 Sep 2006
www.disinformazione.it

venerdì 6 febbraio 2009

APPESI A TESTA IN GIU'...



Dura la vita dei neonati. La pensano probabilmente così i bimbi cinesi ritratti nella foto che si sono trovati ad affrontare i loro primi esercizi di stretching. Proprio mentre si stavano riprendendo dal trauma post parto.
Tutto questo per amore del baby yoga, i cui benefici, però, pare siano reali: allunga e potenzia i muscoli, aiuta i piccoli a migliorare la capacità di coordinamento spaziale e rafforza ulteriormente il naturale legame con la madre. Sono proprio le mamme a guidare i neonati nelle più semplici posizioni della disciplina, e sembra proprio che i bambini apprezzino questo tipo di esercizi.
Ma cosa ci fanno allora appesi a testa in giù? Alcuni particolari esercizi di yoga, come questo, servono a sciogliere le articolazioni delle ginocchia e a favorire il corretto sviluppo delle ossa del bacino. Cosa non si farebbe, per la salute…

www.focus.it



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— Albert Einstein

mercoledì 4 febbraio 2009

IL MAL DI LATTE : CAPIRE LE DIFFERENZE TRA LATTE MATERNO E LATTE COMMERCIALE


Per capire le differenze tra latte materno e latte commerciale

di Lorenzo Acerra, autore di “Il mal di latte” Macro Edizioni, dic. 2008

C`è vita nel latte.
Ai lattobatteri sembra che tutto in questo fluido bianco sia stato predisposto per loro: blocchi di caseine che solo loro possono metabolizzare in virtù di un efficiente sistema di enzimi che solo loro hanno (sulla loro membrana esterna).

Alle caseine sembra di avere così tanti servitori.
Grazie a queste palline di grassi che le accolgono, sono rese possibili tutte le diverse fasi temporali dei processi di proteolisi esercitati dai batteri lattici.

Ma la tragedia è dietro l`angolo! Leggo su una rivista specializzata: “I batteri della riduzione enzimatica della componente peptonica [proteica] del latte sopravvivono solo in minima parte alla pastorizzazione, mentre non sopravvivono alla ultra-pastorizzazione”. “Per questo”, continua l`autore, “solo nel latte crudo abbiamo il fenomeno della digestione delle proteine del latte. Questo pericolo [sic, ndA] proveniente dai batteri peptonizzanti [pericolo per la vita sullo scaffale del prodotto] è assente per il latte ultra-pastorizzato, ed è molto ridotto nel latte pastorizzato rispetto a quello che è nel latte crudo”.

Questa è nell`intendimento dell`autore una felice (desiderabile) conclusione della faccenda, quasi sia di poca importanza il fatto che non si può chiedere che le proteine vengano smantellate in aminoacidi semplici quando la componente vitale è stata sterminata dal trattamento termico. Non si può chiedere inoltre che le proteine vengano smantellate in aminoacidi semplici se l`ingestione di latte non raggiunge l`altro suo obiettivo, cioè quello di creare con le sue componenti vitali una colonizzazione dell`intestino che favorisce lo smantellamento ulteriore delle componenti del latte stesso.

Da qui un possibile ragionamento, cioè che il latte è un alimento ideale solo per il neonato, in quanto il suo consumo produce la comparsa sulle pareti intestinali della rennina solo per i primi due anni di vita.

Neanche la vita dei batteri che devono sciogliere i blocchi proteici è rimasta quella idilliaca di una volta. Ora che arriva latte di mucca invece che latte materno, ci si trova davanti a caseine beta invece che caseine alfa, e per di più le quantità di caseina nel latte bovino sono 80 volte superiori a quelle del latte umano. Per cui nel neonato il latte di mucca coagula a fiocchi molto grossi, mentre con il latte materno c’è formazione solo di piccoli fiocchi.

Il latte che trovate sullo scaffale è stato pastorizzato e omogeneizzato. Se non fosse omogeneizzato, si avrebbe nel tempo una parziale raggrumazione della componente grassa del latte. Cioè il prodotto presto diventa invendibile. L`omogeneizzazione in questo senso raddoppia il periodo di tempo in cui il latte può essere conservato sullo scaffale.

Si è parlato troppo poco dei globuli di grassi nel latte (che appunto distruggiamo con la omogeneizzazione). In pratica le molecole dei grassi del latte si pongono una accanto all`altra come dei petali e formano delle sfere.

Togliere la struttura globulare ai grassi del latte è come togliere lo stomaco ad una persona che mangia. Come può essere che la digestione ideale non venga improvvisamente deteriorata? Kapfelsperger e Pollman (Copenaghen, 1983) hanno mostrato che l´allergenicità del latte aumenta di 20 volte quando il latte crudo è omogeneizzato. Lo stesso hanno dimostrato gli studi Oster e Ross [1974].

Soffrono i lattobatteri (sterminati), soffrono le caseine (denaturate dal calore e rimaste senza servitori), ma soffre anche il luogo che il latte materno doveva andare a preparare, l`intestino. L’aumento della permeabilità intestinale come conseguenza del consumo dei prodotti caseari è presto detto. Quei ricercatori che hanno bisogno di “produrre” animali di laboratorio affetti da permeabilità intestinale usano a tale scopo l’alimentazione a base di latte commerciale.

Theodorou [1994] e Meddings [1999] dimostrano come un`alimentazione con determinati volumi di caseina (in aggiunta alla dieta standard) produca corrispondenti livelli, definiti nella loro ricerca, di permeabilità intestinale alterata. Tanto più insistito è stato il trattamento termico subito dal latte bovino, tanto peggiori sono le modificazioni subite (la denaturazione della caseina), e tanto peggiori in termini di permeabilità intestinale i risultati che si ottengono aggiungendo all`alimentazione questa caseina denaturata.

È vero, l`organismo si abitua anche a questo, ma a che prezzo? Un meccanico sa che un motore “si abitua” anche se viene usato un carburante pessimo, ma inevitabilmente si deteriora più che se fosse stato usato un carburante ideale.

Qualcosa succede anche alla componente del latte che produce una stimolazione ormonale. A volte pollai e stalle convivono e i galli trovano accesso al secchio del latte crudo. Ford [1969] ha riservato però latte pastorizzato ad un gruppo di galli e ha visto che proprio questi (e non quelli alimentati con latte crudo) mostravano ghiandole sessuali maschili (testicoli) piccole e deformate. Inoltre quando il latte pastorizzato veniva eliminato dalla dieta, questi stessi galli con problemi avevano migliorate capacità di prestazioni sessuali.

Il consumo del latte di mucca pastorizzato produce una sovrastimolazione del sistema ghiandolare. Dopo un certo periodo in cui queste ghiandole sono state avviate ad una corsa “folle”, sopraggiunge l'esaurimento che le rende ipoattive.

Nella prima fase, “la corsa folle”, c`è una stimolazione indesiderata (una crescita accelerata ma immatura dei tessuti). Il consumo di latte di mucca ha l’effetto di dilatare la consistenza di tutti gli organi; questi si formano velocemente e male. Trèmolière [1982] ha dimostrato che i reni di un bambino nutrito con latte vaccino sono un terzo più grossi degli stessi organi appartenenti ad un bambino nutrito con latte umano.

La correlazione tra resistenza insulinica e latte commerciale (che ora io vado un po` a pubblicizzare) è probabilmente un argomento nuovo non solo per voi lettori, ma anche per la maggior parte degli addetti ai lavori nel campo della salute. La “resistenza insulinica” consiste in un calo di efficacia del sistema che assicura una normale funzione di gestione del glucosio nel sangue, cioè il sistema dei recettori insulinici.

I fattori coinvolti nella resistenza insulinica ovviamente sono tanti, scrive Lawlor nel 2005, e proprio per questo stupisce la netta correlazione della resistenza insulinica con il consumo di latte commerciale: «Si tratta di uno studio epidemiologico su 4024 donne inglesi di età compresa tra 60 e 79 anni. Il rischio relativo di resistenza insulinica era 0.33 per coloro che non consumavano latte e 0.94 per coloro che ne consumavano, cioè triplicava» [Lawlor 2005(a)]. «Secondo la nostra osservazione l’astensione dal latte in questi pazienti comporta una riduzione dell’incidenza di resistenza insulinica» [Lawlor 2005(b)].

Hoppe (2004): La resistenza insulinica raddoppiava in 24 ragazzi di 8 anni, monitorati durante una settimana di consumo di latte, rispetto ad un gruppo di controllo nutriti senza latte.

Il ricercatore neozelandese Keith Woodford è riuscito a dimostrare che il sovraccarico da peptidi oppioidi del latte (cioè la proteina del latte pastorizzato che abbiamo visto non viene smantellata) causano la “resistenza insulinica”.

Il sistema di veicolazione cellulare del calcio anch`esso diventa vittima del trattamento termico subìto dal latte. L’enzima fosfatasi è essenziale per l’assorbimento di calcio. La pastorizzazione ne distrugge completamente il contenuto. Un esempio è che la sostituzione del latte crudo con quello pastorizzato, inserito ciò in un contesto di alimentazione base che per topi produce in media 5.6 carie, fa aumentare il numero di carie per topo a 9.4 [Steinman 1963]. La presenza di ”vita” che abbiamo nel latte quando è crudo è indispensabile per l`equilibrio dei fosfopeptidi che devono recapitare il calcio all`organismo.

Un’interessante valutazione clinica ci viene da Francis Pottenger: «I raggi X di bimbi alimentati sin da piccoli con latte termicamente processato mostravano ossa meno dense e compatte, anomali depositi minerali, struttura toracica ridimensionata e arcate dentali meno sviluppate».

Ho appreso recentemente che le associazioni sportive nazionali in Russia non accettano di iniziare alla preparazione a livello competitivo quegli individui che da neonati hanno ricevuto preparazioni di latte commerciale invece che essere allattati al seno!

Che dire ancora. Scambiando l`allattamento al seno per il latte commerciale e relative preparazioni neonatali otteniamo un cibo mediocre invece di uno che era ideale.

Il dott. Ron Schmid, insieme ad un coro di voci dei suoi colleghi della Weston Price Foundation, fa notare: «Infezioni frequenti, problemi cutanei, sintomi a carico dell`apparato respiratorio, disturbi del sonno, dolori musco-scheletrici sono solo alcuni dei problemi pediatrici che vengono alleviati sistematicamente quando si va ad eliminare il latte commerciale dall`alimentazione. Nella mia pratica medica ho visto che non c`è un singolo problema che occorre in neonati e bambini che non vada a migliorare quando si eliminano tutti i prodotti caseari».

Lorenzo Acerra, autore di: “Il mal di latte”
Macro Edizioni, dic. 2008

http://www.promiseland.it/view.php?id=2694

martedì 3 febbraio 2009

VINCERE LA LOTTERIA NON ASSICURA BENESSERE, NEMMENO ECONOMICO




Venti, cinquanta, centomila euro, o addirittura qualche milione. Una vincita inaspettata alla lotteria è quello che ognuno si augura nei momenti finanziari più bui. Eppure, azzeccare il biglietto giusto dal tabaccaio o all'autogrill non ci assicurerà una salute duratura, né tantomeno un benessere economico a lungo termine. Ne sono certi gli economisti della Paris School of Economics, autori di uno studio in via di pubblicazione e ripreso dal 'New Scientist'.

Andrew Clark e Bénédicte Apouey hanno analizzato la British Household Panel Survey, che include i dati di circa 8 mila persone che hanno vinto la lotteria fra il 1994 e il 2005. Rilevando che, fra coloro che avevano ricevuto la somma maggiore di denaro, si poteva notare un miglioramento della salute mentale, ma non di quella 'generale': il problema principale, osservano gli autori dell'indagine, è che dopo aver vinto si fuma e si beve di più. Soprattutto perché si deve celebrare l'evento e solitamente la festa dura tutta la vita.

Ma se incassare un milione di euro non aiuta la salute, ci si aspetterebbe che almeno possa influire su quella del conto in banca. Niente da fare: uno studio dell'università del Kentucky (Usa) evidenzia che non è sempre così. In particolare, gli esperti hanno messo a confronto i vincitori di una cifra compresa fra i 50 e i 150 mila dollari con quelli che si erano accaparrati meno di 10 mila dollari. Ebbene, l'incidenza di bancarotta nel primo campione è risultata del 50% superiore rispetto al secondo. Come dire: più si vince, più si spende, spesso perdendo il senso della misura. E in ogni caso, dopo cinque anni dalla vincita in entrambi i gruppi il 5% delle persone aveva smarrito il controllo delle proprie finanze.

lunedì 2 febbraio 2009

RAKTIM KISHOLAY - UNA CANZONE YOGA PER BAMBINI IN BENGALI ( REGGIO EMILIA 2007)

Prabhat Samgiita è il nome dato alla raccolta di 5018 canti ideati e composti da Shrii Prabhata Rainjana Sarkar tra il 1982 e il 1990. Il significato letterale di Prabhat Samgiita è : musica della nuova alba. La maggior parte di questi canti esprime un profondo sentimento devozionale ma sono presenti anche sentimenti a sfondo sociale e di amore universale . Sono decantate l'unità,armonia e bellezza della creazione e il profondo legame del tutto con l'artefice di questa creazione.
Il samskrto è la lingua più adatta ad esprimere i profondi sentimenti devozionali non facilmente accessibili alla simbolizzazione e verbalità ed è per questo che la lingua scelta in questi canti è principalmente il Bengali che presenta oltre il 92% di samskrto nel suo vocabolario. Sono presenti anche alcune canzoni in Inglese,Urdu, Hindi, Maethili ed Angika mentre le melodie includono fragranze sonore di ogni parte del mondo ( incluse melodie italiane).


Ritornello :
Raktim kishalay ámi raktim kishalay
Sojá pathe cali ámi
Váñká pathe kabhu kabhu nay

1 - A'már sumukhe áche shyámala shobhá
A'már d'úpáshe áche arun' ábhá
Uñcu shire cali ámi
Niicu shire kabhu kabhu na'y

2 - A'már báhute áche vajrera bal
A'már áñkhite áche drs't'i vimal
Sojá kathá bhávi ámi
Váñká kathá kabhu kabhu nay

RITORNELLO : Un bocciolo rossiccio, io sono un bocciolo rossiccio. Cammino solo su un sentiero diritto, non percorro mai strade contorte.

STROFA 1
Davanti a me si estende la verde bellezza e ai suoi lati l'alba si dischiude con luce radiosa. Cammino sempre a testa alta.
Nel mio incedere non abbasso mai il capo.

STROFA 2
Nelle mie braccia vi è la forza del fulmine e nei miei occhi lo sguardo è puro e immacolato.
Tutti i miei pensieri sono semplici e chiari; non conosco ipocrisia e duplicità.